1. Devo abbandonarti


    Data: 03/06/2024, Categorie: Lesbo Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... arresa fra le mie braccia, io la spremevo di più, la succhiavo spogliandola lentamente della sua tendenza e della sua vocazione all’apprendimento. La consumavo, tracciavo linee sottili tra il suo foltissimo inguine e quel piccolo nido, corrugavo gl’indici della mano raccogliendo la sua deliziosa fica, la stringevo obbligandola a farmi entrare più a fondo, fino ad avvertire l’onda morbida del vento caldo della pulsione erotica che ci ricopriva.
    
    Il calore creava una cappa protettiva intorno al nostro appassionato amplesso, una vera e propria sorgente di sostegno e d’energia. Non potevo negarlo, non potevo nascondere che sfruttare Komal era necessario per la mia preziosa vita, peccato che così la sottraevo però alla sua esistenza. Komal d’altro canto aveva imparato a non vivere d’altro; finché serviva, sapeva darsi un senso e spingere sul suo piacere per rendersi fruibile. Lei mi chiamava ancora, chiedeva lamentosamente sopra la mia spalla cingendomi il collo con i suoi lunghi capelli e con il suo profumo di mandorla. Io la penetravo con la mano per farla venire ancora, in un gioco di flessione e di riflessione, la focalizzavo sul rossore dei suoi orifizi e l’eccitazione la rinnovava. Desideravo proteggerla per quel poco che potevo, la tenevo stretta a me limitando la mia stessa smania, la mia bocca s’apriva sulla sua, il cuore della mia energia la riempiva, i nostri corpi s’incontravano suscitando movimenti atavici, i nostri poteri si fondevano esplodendo in spasmi e ...
    ... contrazioni, perché reti magnetiche e intrecci incastravano abilmente la nostra meccanica del sesso.
    
    Io lasciavo che Komal assorbisse in parte da me quel tanto proporzionato al bisogno per non perdere aderenza con l’estensione del corpo, con l’esistenza e in ultimo con me stessa. Eravamo calde e congiunte in un corpo solo, una fusione voltaica che incendiava preservando le nostre vite dal gelo del mondo, un cosmo che non era il nostro, non lo era, eppure corrispondeva all’unico che avevamo. In quell’istante rovesciai Komal sotto di me, mi sovrapposi alla sua arrendevolezza, alla sua carica di abbondanza. L’energia adesso scivolava incontrollata fuori dai pori come un miele naturale che si riproduceva in riconsiderazione di sé stesso, così come una duplicazione ermafrodita della propria sostanza, in qualche modo intuivo perché era alla ragione di tutto. Il desiderio alimentava Komal come la fame e Komal continuava a produrre e a bruciare energia in quantità esagerata.
    
    Io non comprendevo come potesse avvenire tutto ciò, ma il desiderio di godere aumentava, tanto più lei si dimenava e veniva. Io la sentivo gemere in modo prolungato inarcando il pube contro la tuta di conservazione che mi ricopriva e capivo che Komal stava cercando un cardine su cui sfinire la sua lussuria. L’eccitazione esasperava, il volume del calore rimandava narcisistico la simultanea assunzione, il mio e il suo piacere cresceva di raggio man mano che Komal esprimeva potenza. Lei si lasciava andare e il coito ...