1. Asparagina di primavera / 1


    Data: 03/05/2024, Categorie: Etero Autore: King David, Fonte: EroticiRacconti

    QUESTO RACCONTO SEGUE ‘PARIGINA D’AUTUNNO’ , RIPUBBLICATO QUALCHE SETTIMANA FA.
    
    “So che sei tornato. Mi verresti ad aiutare? “
    
    Il suo messaggio mi arriva un sabato mattina di aprile. Tornato da due giorni a Parigi dopo cinque mesi di lavoro a Dubai, mandato in trasferta dalla mia società di ingegneria. Cinque mesi di sole accecante e folate di sabbia sui vetri dei grattacieli e sulla mia pelle e sul mio spirito. Annullate tutte le relazioni umane se non quelle professionali e quelle fugaci con donne orientali dal nome sconosciuto conosciute nei bordelli nascosti dagli Emirati. Cominciavo ad avere nostalgia della Francia e dell’Europa, vecchia e decadente ma forse ancora normale e umana.
    
    Quando arrivo di fronte al suo appartamento trovo la porta socchiusa ed entro. Rumore di phon dal bagno. Mi avvicino con discrezione, sperando di non disturbare. Lei mi fa cenno di andare. È davanti allo specchio che si asciuga i capelli. In accappatoio rosa e verde troppo grande e sgualcito. Si intravede dal lembo di tessuto un piccolo seno puntuto. Lei fa per coprirsi ma nemmeno troppo. Mi guarda e fa un sorriso stretto con la sigaretta in bocca. Sono io che mi allontano per decenza. Che è forse anche ipocrita avendola già vista nuda per intero e avendola penetrata con estremo piacere solo cinque mesi prima. Ma sono un uomo dalla memoria corta.
    
    Mi nascondo dietro lo stipite della porta e urlo: “come ti posso aiutare allora?”.
    
    Lei spegne il phon. Si affaccia. Sorride di ...
    ... nuovo.
    
    “Ciao caro. Come stai? Ti piacciono i miei capelli?”
    
    Li ha tagliati più corti, li ha ossigenati, c’è una ricrescita poco naturale, affilata come il suo accento francese,
    
    “Dovresti aiutarmi a spostare il nuovo materasso in camera” mi dice. “È nel terrazzo sull’ammezzato”.
    
    Scendo. Si tratta di un materasso a una piazza e mezza, ancora avvolto nella plastica. Ha un peso sconvolgente. Provo a caricarmelo sulle spalle ma senza successo. Lo trascino con fatica, gradino dopo gradino, fino a portarlo in casa. Scivolo lungo il corridoio, mi rivolgo verso quella che credo sia la camera da letto. Entro. C’è un telaio con le doghe di legno e lo adagio sopra.
    
    “Devo togliere la plastica?”
    
    Lei si affaccia sulla porta della camera. Mi dice di no con la testa. Si è vestita. Ha un abito a fuori. Dei collant color panna. Gli zoccoli del Dr Scholls. Si sta spalmando della crema sul viso.
    
    “Sto morendo di fame e di sete” le dico
    
    “Anche io” mi fa. “È tutto pronto”.
    
    Andiamo in sala. Conoscendo la sua informalità, la sua disorganizzazione, la sua indifferenza nei confronti di qualunque uomo, di me innanzitutto, mi stupisce vedere una tavola imbandita e preparata per l’occasione. Al centro dei narcisi gialli e dei fiori recisi di magnolia giapponese. Una bottiglia di champagne in ghiaccio. Una torta pasqualina perfetta su un piatto di ceramica olandese, bianco e blu.
    
    “Come mai?” Le chiedo
    
    Perché ho tenuto fede al mio patto. Mi dice. Non ho visto un uomo da cinque mesi ...
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