Guardone
Data: 29/04/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
... l’arnese, con le dita dell’altra prese a massaggiarsi tutt’intorno lo sfintere stirato e presumibilmente dolorante.
Io ero fuori di me e mancò poco che prendessi la rincorsa e saltassi dentro, non so neanch’io per fare cosa, magari per prendergli in bocca il cazzo sbavato e succhiarglielo di brutto. Se lui ansimava di goduria, io ansimavo di bramosia non meno di lui.
Quando il dildo fu tutto dentro, il giovane rimase fermo e immobile, l’unica cosa a muoversi era il suo petto a ritmo col respiro. Ed ecco che prese con una mano l’estremità del dildo, lo estrasse di qualche centimetro e poi lo rispinse dentro… ancora un po’ fuori e ancora dentro, con un movimento che andò facendosi sempre più sostenuto a mano a mano che l’impaccio diminuiva, sostituito da un piacere sempre più coinvolgente. Infine, quando ormai il dildo scorreva con scioltezza dentro e fuori, lui riafferrò il suo cazzo, che non aveva perso una stilla di turgore e riprese a masturbarsi con foga. Quello che seguì è un turbinio di immagini e sensazioni di cui non ho sufficiente chiarezza. Ricordo il dildo che stantuffava dentro e fuori dal suo culo, ricordo la sua mano che scorreva veloce su e giù lungo il suo cazzo, ricordo i suoi gemiti, mentre si agitava e si scuoteva in preda al più folle delirio erotico, a cui avessi mai ...
... assistito, e tutto in un crescendo sempre più frenetico, sempre più totalizzante.
Ricordo confusamente il momento in cui venne: ho davanti agli occhi l’immagine del suo bacino che d’un tratto si solleva di scatto, con la base del dildo stretta fra le chiappe serrate e l’uccello svettante, con la mano stretta alla base dell’asta e il glande completamente sguainato, che sbrodolava negli spasimi dell’orgasmo.
Col cuore che mi batteva all’impazzata, la gola secca e il respiro ansimante non meno del suo, fu allora che mi resi conto che anche il mio cazzo, strozzato nelle mutande, stava rigurgitando come un dannato, infradiciandomi slip e pantaloncini, trasudando addirittura la sborra di fuori. Mi accasciai con un gemito strozzato e mi rannicchiai sotto la finestra, mentre lo sentivo avvicinarsi e chiudere le imposte.
Aspettai finché non ebbi la certezza che non fosse più nella stanza, poi di corsa saltai la palizzata e mi riavviai verso casa, con l’ulteriore impaccio dell’untume di sborra nelle mutande e dell’enorme macchia sui pantaloncini, che sembrava mi fossi pisciato sotto.
Se tornai a percorrere quel viottolo? Altroché!... tutti i giorni e alle ore più svariate, ma quella finestra non la trovai più aperta, né seppi mai chi mi aveva offerto le sue grazie in quel torrido pomeriggio d’estate.