Ciclo Emma - Da bravo
Data: 13/04/2024,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Beta, Fonte: EroticiRacconti
Lei: "Aspettami qui, da bravo."
Mi aveva detto guardandomi negli occhi, dopo una carezza e un bacio sulla fronte. Come si fa con il proprio cagnolino prima di uscire di casa lasciandolo solo.
Non era riuscita a mascherare il sorriso e uno sguardo divertito, facendomi così realizzare per l'ennesima volta quanto fosse divertita ed eccitata da quello che mi stava facendo.
Io: "In realtà avrei fissato con gli altri, ci andiamo a prendere una birra. Al meno mi svago e non ci penso."
Il sorriso le era scomparso dal viso e mi guardò come se le avessi detto che non sarei venuto a cena a casa dei suoi per uscire con i miei amici.
Mi aspettavo dicesse qualcosa, aspettavo una sua reazione che invece non ci fu. Rimase in silenzio a fissarmi dritto negli occhi senza battere un ciglio con quell'espressione.
Io: "Beh?! Che c'è?"
Ancora silenzio.
Io: "Dai amore per favore non scherziamo! Non solo devo accompagnarti dal tuo amante e venirti a riprendere, ma devo anche aspettarti in macchina sotto casa sua?!"
Ancora silenzio.
Io: "E poi da quando torni a dormire a casa? Sei sempre rimasta a dormire da lui!"
Effettivamente solo allora mi resi conto di quanto fosse strana la cosa. Inizialmente non avevo fatto domande perché in fondo ero felice che tornasse a dormire a casa e anche perché in genere non mi era concesso farle. Quelle tre/quattro volte a settimana in cui mia moglie si vedeva con il suo ragazzo rimaneva sempre a dormire da lui. In quell'appartamento ...
... che divideva con altri 2 ragazzi della sua stessa età. Questa e poche altre cose sapevo di lui: studente fuori sede, tra i 20 e i 25 anni (quindi più giovane di noi di al meno una decina d'anni) e decisamente ben dotato o al meno molto più dotato e capace di me, stando ai resoconti non richiesti che mia moglie ogni volta mi faceva dopo i loro incontri. Durante quei resoconti vedevo sul suo volto lo stesso sorriso e lo stesso sguardo di cui prima. Era parte del gioco, parte della tortura. Così come lo era tenermi all'oscuro di tutto il resto, ignorare le mie domande, redarguirmi quando mi facevo troppo insistente, ricordarmi quale era il mio posto.
Io: "Allora? Come mai vuoi tornare a casa stasera?"
Lei: "Innanzitutto datti una calmata. Cosa sono tutte queste domande? Non vuoi che tua moglie torni a dormire con te nel tuo letto? Ultimamente non capita spesso, invece di arrabbiarti dovresti mostrare un po di riconoscenza. Mi aspettavo di vederti felice della cosa."
La freddezza e durezza con le quali le erano uscite queste parole mi avevano riportato coi piedi per terra. Per un attimo mi ero lasciato andare scordandomi che io non avevo il diritto di arrabbiarmi con lei per queste cose. Le bastava il suo sguardo severo per pietrificarmi. Avevo lo sguardo basso, il capo chino schiacciato dalla sua autorità. Più il tempo passava in quella situazione e più mi facevo piccolo. Iniziai a sentirmi in colpa, lei si aspettava che fossi felice del fatto che voleva tornare a casa e ...