Ritorno al noccioleto - parte 3
Data: 30/03/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... lo aprii.
La sua verga imponente svettò fuori dai calzoni.
Era il cazzo enorme che ricordavo, largo e peloso, attaccato a due coglioni giganteschi che, nonostante la sua stazza, risultavano enormemente proporzionati.
Senza che lui potesse capire cosa stesse accadendo ingoiai tutta l’asta di quella minchia imperiale e la lasciai scivolare fino in fondo alla gola, regalandogli un piacere che, ero sicuro, nessuna donna gli aveva mai provocato.
Il suo bacino cominciò a muoversi con violenza, sobbalzando ritmicamente sul sedile.
Il maiale voleva buttarmi dentro anche i coglioni.
“Prendilo tutto puttana” mi diceva sottovoce, mentre zio Gaetano, da lontano, continuava a gridare qualcosa.
Poi, d’un tratto, una mano enorme mi spinse la nuca verso il basso.
Non riuscivo più a respirare mentre lui, recuperato il controllo, piantava la mia bocca tra le sue cosce.
Le mie dita si aggrapparono ai quadricipiti gonfi, affondando nella peluria di quel maschio infoiato.
Fui sul punto di conficcargli le unghie nella carne per farlo smettere di spingere quando un fiotto di sborra calda mi esplose nella gola, seguito da numerose scariche di assestamento.
Mi liberai dalla sua morsa con la bocca piena del suo seme.
Ero sconvolto. Non sapevo cosa fare.
“Devi berla tutta vacca” mi ordinò col tono violento di quando eravamo a scuola.
Ancora una volta era lui che comandava e, ancora una volta, io non sapevo ribellarmi.
“Ero sicuro che fossi più abile a ...
... guidare la ruspa” disse zio Gaetano quando fummo a terra.
Alfonso cercò di scusarsi “Non lo facevo da molto, in realtà, la prossima volta andrà meglio”.
“Eri completamente scoordinato, non ti sei proprio concentrato” lo rimproverava lo zio.
“La prossima volta devi prima premere il pulsante della pressione e poi …”
Non riuscivo a seguire quel discorso, la mia erezione non accennava a placarsi.
Prima che lo zio se ne accorgesse corsi lontano da quei due e, quando fui fuori dal loro campo visivo, mi calai i calzoni liberando l’uccello durissimo e cominciai a masturbarmi.
Un desiderio violento si era impossessato di ogni parte del mio corpo.
Mi infilai le dita nel buco del culo ripensando al cazzo gonfio di Alfonso nella mia bocca, al sapore dolce della sua sborra nella mia gola. Quel maschio doveva essere mio, doveva entrare dentro di me, doveva scaricare tutta la sua verga nella mia fica.
Questo doveva accadere perché il cerchio di questa storia potesse chiudersi. Questo doveva accadere perché, finalmente, io potessi pacificarmi con me stesso.
Avrei voluto urlare dal piacere ma, mentre mi contorcevo a terra, fui costretto a mordermi le nocche delle mani e a sborrare in silenzio, certo che quel manzo, nei prossimi giorni, avrebbe dato l’assalto al mio culo.
Quando riuscii a ricompormi tornai al capanno.
Alfonso e lo zio stavano consumando la colazione e con loro c’era una ragazza che non conoscevo.
“Dov’eri, a pisciare?” domandò zio Gaetano.
Feci ...