Da collega irreprensibile ad amante perfetta..e forse anche di più
Data: 27/03/2024,
Categorie:
Cuckold
Dominazione / BDSM
Etero
Autore: zelica, Fonte: RaccontiMilu
... sapevamo che ci saremmo incontrati in ufficio o per le scale le ordinavo come vestirsi e cosa non mettersi. Un giorno, la mattina presto prima che uscisse di casa, le dissi che avevo sognato lei che veniva in ufficio, vestitino corto e tacchi, niente intimo, mi chiudeva nello spogliatoio, si inginocchiava e mi faceva un pompino stupendo. Ovviamente quella mattina si presentò così, esattamente come avevo sognato, ci trovammo davanti alla porta dello spogliatoio e stando attendi a non farci vedere dalle telecamere e dai colleghi ci infilammo dentro. La schiacciai contro il muro, ci baciavamo con ardore, una mano sul seno a strizzare il capezzolo e l’altra a controllare se mi aveva ubbidito. Si lo aveva fatto. Ad un certo punto mi spinge contro il muro, inizia scendere con il viso, le mani che la seguono con le unghie sulla camicia, si siede sui suoi talloni, allarga le gambe e inizia a slacciare la cinta dei miei pantaloni, me li abbassò e con loro i boxer e trovò il mio pene che pian piano si stava indurendo.
Io chiusi gli occhi, le mie mani tra i suoi capelli, sentii la bocca calda che iniziò a succhiare la punta, la lingua che leccava il mio sesso per tutta la sua lunghezza. Una mano accarezzava i testicoli e una seguiva il movimento della bocca. Era sublime. Sentivo le gambe tremarmi, la testa reclinata all’indietro, iniziamo a gemere e non potevo farlo! Lei continuava a succhiare mentre una mano la portò sulla sua vagina, matida di umori. Mentre mi succhiava si ...
... sgrillettava furiosamente, era un lago e affondava almeno 4 dita dentro di lei. Stavo per esplodere e la volevo riempire, volevo schizzarle tutto lo sperma in gola e così feci. Le schiacciai la sua bocca alla base del pene mentre venivo soffocando i miei lamenti e gemiti in un cappotto, le riempii la bocca ma lei non si mosse.
Non fece una piega, si rialzò, si sistemò il vestito, aprì la bocca per farmi vedere il mio sperma sulla lingua e poi lo ingoiò. Mi lasciò li, ansimante, senza forza, appoggiato al muro, aprì la porta, controllò che non vi fosse nessuno e se ne andò. Ci misi minuti eterni a riprendermi, avevo già i colleghi e soprattutto i clienti che mi aspettavano, passai tutto il giorno a pensare al pompino stupendo e a quanta voglia avevo di possederla. Maya era entrata come un ariete nella mia vita. Da allora cercavamo ogni momento per vederci durante il lavoro senza farci accorgere. Ma il massimo lo ottenevamo coordinandoci per prendere l’ascensore insieme. Ci trovavamo ad un piano diverso dai nostri, uno era già dentro e l’altro entrava all’ultimo e spingevamo il pulsante dell’ultimo piano. Li dentro ci baciavamo assatanati, la mia mano sotto la camicetta le strizzava il capezzolo così tanto che poi le avrebbe fatto male per tutto il giorno e lei con la mano infilata dentro i pantaloni a saggiare la durezza e la lunghezza del mio pene che solo con il suo profumo diventava un palo. Se quando arrivavamo al piano non c’era nessuno spingevamo di nuovo il pulsante del ...