Schiavo di lusso,
Data: 21/02/2024,
Categorie:
Etero
Autore: nymphomaniac_, Fonte: RaccontiMilu
... “In che senso, tuo schiavo?” Lei rispose:” Non intendo che devi pulirmi casa, lucidarmi la Spider, o cose del genere. Per quelle mansioni c’è già del personale che se ne occupa. Io voglio uno schiavo sessuale, qualcuno da dominare, da comandare, che sbavi dietro le mie Louboutins’.cose del genere. In cambio ti garantisco tutta la copertura economica che vuoi”. Io, da uomo rude e virile quale sono, o meglio, ero, risposi, prontamente:” Assolutamente no! Non esiste, non diventerò mai il tuo cagnolino!”. Lei non si scompose. Si accese una sigaretta, tolse i suoi grandi occhiali di Chanel e disse:” E allora perché, mentre ti parlo, qualcosa si muove dentro le tue mutande? Scommetto che il pisellino ti sta venendo duro vero?”, e scoppiò in una risata malefica. Improvvisamente si alzò :” Hai tutto il tempo per pensarci, puoi trovarmi qui per ogni cosa”, e mi allungò un bigliettino da visita con i suoi recapiti.
Quell’incontro mi aveva stuzzicato. Lei aveva proprio ragione, e la mia vita non poteva essere peggiore. Meglio essere prigionieri in una gabbia d’oro, piuttosto che essere liberi dentro una di alluminio. Mi presentai a casa sua, non fu sorpresa di vedermi:” Credevo ci avresti messo di più per decidere. Dai entra. Ovviamente prima di accettarti definitivamente come mio schiavo devo provarti.” “Che cosa significa?”, risposi :” Lo scoprirai presto. Intanto vatti a lavare”.
Una vasca Jacuzzi con idromassaggio, cromoterapia, e tutti i comfort possibili era davanti ...
... ai miei occhi. Godei di infinito godimento in quella vasca. Improvvisamente lei entra in bagno, vestita solamente con un completino intimo targato “Gucci” e i suoi tacchi di Fendi. A quella visione, mi inebriai ed il mio cazzo, in tiro, svettò attraverso le bolle della schiuma del bagno. Voleva che camminassi a quattro zampe, fino a lei, e le leccassi la vagina. Una figa abbronzata, glabra, due labbra carnose, bagnata al punto giusto. Mi immersi in quel ben di Dio, assaporando sin da subito la sua broda divina. Lei gemeva di piacere, si sdraiò, ed io inserii un dito dentro. Ad un tratto lo tolsi da quel gineceo paradisiaco e glielo avvicinai alla bocca. Mi arrivò un ceffone. “Stupido schiavo celebroleso! Quello leccalo tu!”, ed io, istintivamente, risposi:” Si Padrona!” Il gioco proseguì: mi mise al collo un collare di pelle targato D&G al quale collegò una catena dorata; inoltre mi ammanettò le mani. Si sedette sulla tazza del cesso, e, accendendosi una sigaretta, mi intimò di leccarle i tacchi. “Forza! Devono essere splendenti, e guai se me le righi con i denti! Se vendessi un tuo rene al mercato nero, non riguadagnerei metà di queste scarpe”.
Mi sentivo benissimo, godevo nell’essere usato, nell’essere il suo animale, il suo cane, il suo schiavo. Volevo essere lo zerbino su cui strusciava le sue “Gucci” quando tornava a casa, volevo essere il lavandino in cui sputava dopo essersi lavata i denti, volevo essere l’oggetto di sfogo della sua libidine e delle sue frustrazioni. ...