1. Ottimismo esclusivo


    Data: 10/01/2024, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Mi piace compiere il turno di lavoro notturno precisamente nell’accettazione d’un piccolo ma elegante hotel d’una piccola città di mare. Dopo una certa ora, invero, quando tutti gli ospiti sono nei loro letti, io m’immergo nel silenzio catapultandomi all’interno d’una certa atmosfera di ‘vedo e non vedo’, in compagnia delle poche luci soffuse del soggiorno all’ingresso. Il tempo frattanto scivola sgusciando nella notte in un modo tutto suo, tra la lettura d’un libro e qualche calice del bar, fino a quando prima dell’alba e un paio d’ore prima del cambio arriva lei: la collega del bar giacché effettua la colazione per i clienti, una specie d’angelo biondo e slanciato dalle gambe lunghe, con i capelli a caschetto assieme a due occhi come due laghi verdi con un sorriso bellissimo sempre, anche nei primissimi mattini d’inverno, di freddo e di pioggia. Ha tutte le volte lo stesso sorriso che mi saluta, accompagnato dal suo inimitabile ‘ciao caro’ d’una voce rauca che da sola comunica la sonnolenza residua.
    
    Lei entra nello spogliatoio del personale e dopo qualche minuto esce con il grembiule, con la gonnella e la cuffietta bianca, l’autentico ritratto della sostenitrice ai tempi della bella époque, l’allegria e la gioia di un’amante del fetish e dei travestimenti. Da qui in poi, per un paio d’ore io e lei siamo da soli, nel silenzio, nella totale quiete, io di solito finendo di sistemare qualche carta e lei preparando la colazione per i clienti. Questa persona qua &egrave ...
    ... Donatella, la collega che scherza con allegria e con pacato garbo, che frena lestamente le allusioni arginando e mitigando le frequenti freddure dei colleghi maschi con poche parole ironiche, mordaci e talvolta taglienti, infine quell’immancabile sorriso che le fa candidamente da contorno. E’ invero questa qua la routine del turno di notte, fino a quella volta in cui tutto si era svolto come sempre. Eppure, a un certo punto, mentre controllo le chiusure notturne e non bado dove lei sia o che cosa faccia, sento quella voce più calda e più profonda del solito, che chiama il mio nome:
    
    ‘Andrea’ – immediatamente senza sapere perché avverto lestamente quell’accento ed entro in una specie di dormiveglia, come ipnotizzato e radicalmente sedotto da quella voce.
    
    Io non rispondo, sicché m’alzo dirigendomi verso il luogo da dove proviene la sua voce, giacché giunge dal salottino appartato a fianco della sala per le colazioni ammobiliato personalmente dal proprietario dell’hotel, appassionato d’arredi d’antiquariato con annesse sedie e poltrone d’epoca. Là io la vedo, seduta con indosso le calze, il reggicalze e un reggiseno di pizzo e nient’altro. Donatella ride con quella deliziosa spensieratezza e subito porta l’indice davanti alla bocca, sulle labbra di ciliegia, per impormi il silenzio, poiché tendendomi una mano m’invita. Io obbedisco come un automa, mi pare d’essere come schiavo in estasi frastornato, perché dalla gola non riesce a uscirmi nessuna parola. Lei essendo in piedi mi ...
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