1. L'africa e le fantasie di mi moglie la fanno sentire più troia


    Data: 21/11/2023, Categorie: Etero Autore: Amotuttodime, Fonte: Annunci69

    ... giorni. Noi saremmo stati loro ospiti, e in cambio avremmo dovuto solo raccontare qualcosa sul mondo esterno.
    
    Ci venivano chieste solo due cose: dovevamo dire sempre e solo la verità, e adeguarci al loro abbigliamento. Uno dei neri ci mostrò due brandelli di pelle che, se volevamo, avrebbero costituito il nostro unico vestito per i successivi giorni. Elena ed io ci guardammo negli occhi e, sia pure con un certo imbarazzo, decidemmo di accettare: ci spogliammo e indossammo quel rudimentale prototipo di mutande. Notai che gli sguardi dei neri si concentrarono sul bel corpo di mia moglie, e soprattutto sulle sue sode tettine, ma uno di loro notò che il brandello di pelle che copriva il mio pene era sollevato, disse qualcosa agli altri e tutti risero. Forse era la prima volta che vedevano un uomo che si eccitava quando la sua donna era seminuda in mezzo a tanti altri uomini… o forse, pensai, quei giganti neri consideravano divertenti le dimensioni del mio pene, piuttosto piccolo in confronto ai loro.
    
    La mia erezione svanì velocemente e percorremmo un sentiero che conduceva al villaggio. Camminai vicino a mia moglie, tenendola per mano come per ricordare che lei era "mia", anche se sapevo che non avrei potuto affatto proteggerla se il gruppo di neri avesse voluto abusare di lei Ma confidavo sul fatto che la violenza fosse veramente vietata, in quella tribù. La ...
    ... vecchia bianca ci indicò una capanna in cui riposare dopo la brutta avventura che ci era capitata, e ci disse che i maschi della tribù sarebbero andati a raccogliere del legno per costruire la zattera. Mi offrii di aiutarli, ma disse che nella giungla mi sarei messo in pericolo e che era più utile se rimanevo nella capanna. La vecchia ci preparò un infuso di erbe per rilassarci, che come effetto collaterale ci fece precipitare in un immediato profondo sonno ristoratore.
    
    Quando ci risvegliammo era già buio. Si vedeva la luce di un fuoco fuori dalla nostra capanna, e si sentiva il rullo di tamburi. Non sapevamo se la vecchia bianca ci avesse sorvegliato o se fosse capitata per caso proprio in quel momento, ma la trovammo sull'uscio della capanna. Ci disse che erano in corso una festa per il nostro salvataggio. Ci unimmo al gruppo, mettendoci intorno ad un grande fuoco, in un cerchio che aveva una quindicina di metri di diametro, con diverse decine di indigeni tra uomini, donne e ragazzi. Ci portarono qualcosa di sconosciuto ma buono da mangiare e bere, mentre la vecchia, vicino a noi, ci traduceva il discorso che l'anziano capotribù stava facendo: poetiche parole sull'amicizia, sull'accoglienza e sull'aiuto a chi ha bisogno. Il capotribù disse qualcosa alla interprete, che ci disse "Vuole sapere come mai siete qui. Vuole sapere la verità.". Ma questa è un'altra storia... 
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