1. Prigionia, Capitolo 3


    Data: 10/11/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Etero Autore: Dark, Fonte: RaccontiMilu

    “Apri la cella”
    
    Era lui, Evrilith si accorse di aver riconosciuto quella voce. La Sua voce, e ne era estasiata, non sapeva cosa avesse ma sembrava perfetta. Iniziava ad odiarsi. Non avrebbe ceduto.
    
    Mai.
    
    La porta della sua cella si aprì, Torghul entrò fino a stare di fronte a lei. Non resistette a lungo, abbassò il capo. Una mano le iniziò a sfiorare il seno, per poi scendere sui capezzoli, pieni, delicati, ormai sempre meno puri. Torghul sorrise e tirò, tirò fino a che Evrilith non lanciò un urlo, guardandolo negli occhi e facendo scendere la prima di una lunga serie di lacrime che avrebbero accompagnato quel rapporto. E nuovamente, dopo essersi crogiolata nei Suoi occhi, li riabbassò nuovamente.
    
    La mano si mosse verso il basso, stimolò la pancia, Evrilith non ne restò indifferente. Scese ancora fino a toccarla, i polpastrelli di Lui si bagnarono, lei sospirò. Era il primo tocco, era il primo momento in cui Lui le dava piacere.
    
    “Preparatela, oggi usciamo cara mia, andiamo al mercato. Voglio esibirti.” Una prima secchiata d’acqua ghiacciata l’aveva fatta uscire da quel sogno ad occhi aperti in cui si era lei stessa infilata mentalmente. L’aveva toccata, si stava rendendo conto che in breve tempo Torghul aveva un fascino unico per Lei. Come lo aveva avuto il suo istruttore prima di diventare un soldato dell’esercito. Come lo aveva avuto il suo Maestro a scuola. Aveva un debole per le figure forti e autoritarie, e ora, finita in questo inferno, iniziava a capire ...
    ... che era un inferno di piacere, qualcosa che non aveva nemmeno mai immaginato. E che adesso iniziava a temere.
    
    La seconda secchiata d’acqua gelatata fu il fatto di dover uscire, al mercato, per venir esibita. Cosa voleva dire? Perché? Lei cosa avrebbe dovuto fare?!
    
    Krozan apparì subito dietro a Torghul e alle sue parole prese la schiava e la sganciò dalla parete. Evilith aveva gli arti intorpiditi e non riusciva a muoversi. Krozan sembrò intuirlo e se la caricò a mo’ di sacco di patate in spalla. Dopo vari corridoi e svolte venne portata in una stanza calda, tiepida. Krozan iniziò a lavarla godendosi anche varie palpate. Osò opporsi soltanto una volta:
    
    “Beh posso anche fare sola eh! Non sono una bambi…”
    
    La frase non finì che uno schiaffo le fece girare di netto la testa. Krozan però non si fermò, sembrava una bestia. Lo era.
    
    La prese per i capelli, la girò a quattro zampe ed iniziò a sculacciarla con tanta foga da imprimerle vari lividi. Quell’essere non era del tutto umano e la sua forza confermava i segni che aveva lasciato sulle natiche dell’elfa. Non felice di ciò si tolse lo straccio che aveva per pantaloni e la penetrò senza alcuna remora. Dopo l’urlo di dolore misto a piacere di Evrilith, Krozan la riprese per i capelli e si avvicino al suo orecchio: ”Ora, troia, vedi di non farmi girare nuovamente il cazzo. Perché alla prossima, prima prendo la frusta, poi ti lascio talmente tanti segni che verrai esposta come una cagna, infine, prima che tu parta per il ...
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