Beyond The White: spettri e spade (1)
Data: 27/08/2023,
Categorie:
Erotici Racconti,
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... venerare, da moltissimo. Poi pigiò il clacker.La detonazione disintegrò la casa e tutto ciò che c’era dentro. Lui non se ne curò. Era finita. Ed era appena iniziata. Ci sarebbe voluto qualche giorno e una ragazza in lacrime, ma presto, la sua città avrebbe visto nascere qualcosa di grande, qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare.
Oleg sospira. L’infiltrazione é profonda. La vulva della bionda che l’aveva atteso in camera lo é anche di più. Poche parole. Nomi detti tra baci infoiati, la confessione della sua ninfomania.Poi solo sesso, solo godimento. Solo lui dentro di lei.Quanto era che Oleg Kazamov non faceva sesso? Quand’era stata l’ultima volta?Un buon due anni fa. E nonostante ciò, l’uomo se la cava, prendendo Sofia (così si chiama la bionda) con foga sulla branda, poi nella doccia. Lei gode più volte, sussurrando imprecazioni in serbo. Lui le stringe i seni e le natiche, viola lo sfintere di lei con le dita. Lei s’inarca.Geme ancora, impreca. Probabilmente qualcuno li sente. Sicuramente non importa.Oleg Kazamov le affonda dentro spietatamente, la invade, la riempie senza pietà.La viola, riprendendosi due anni di astinenza. Sofia è una sirena antiaerea. Impossibile che non la sentano, ma non importa. Sotto il getto scrosciante e bollente della doccia la giovane s’inginocchia. Pochi istanti e riceve il seme di Oleg su viso, collo e petto. Sorride. Anche Oleg sorride, pensando che quello è l’unico momento di piacere che avrà da questa missione.Il resto sarà… ...
... spiacevole.
L’uomo sogna il bianco. È bianco puro, assoluto. La costante della sua follia, l’incubo che, fedele alle parole di un morto, si è scelto e al quale resterà fedele sino in fondo.Sono passati due anni dalla fine del Consiglio dei Sedici e quel bianco è rimasto, l’abissale richiamo di un dolore e di una rabbia terribili compressi nel suo essere sino a plasmare queste energie e dar loro se non un senso quantomeno una pacificazione.Ma il bianco è rimasto, a dispetto di tutto. È lì e preme, chiama. L’uomo apre gli occhi.C-130 Hercules, in volo verso l’ennesimo inferno in terra. Nigeria.-Dove siamo?-, chiede a Miryam, seduta accanto a lui.-Stiamo per atterrare.-, risponde lei. Come lui indossa pantaloni 5.11, giubbotto tattico nero come i suddetti, uniforme 5.11 nera, elmetto e guanti. Le armi sono AN-94 Abakan e pistole M1911. Nessun’ottica o mirini termici, inadatti al clima e all’umidità dell’Africa. Solo un membro della squadra ha una mitragliatrice. M60, un rimasuglio di guerre passate. Un rottame se confrontato con le mitragliatrici odierne.-Allora ragazzi. La missione è semplice. C’è un focolaio di guerriglia quaggiù. Ci pagano profumatamente per fare sì che il focolaio sparisca nel nulla.-, la voce dell’ufficiale in comando pareva amplificata dalla convessità del vano di carico.-Niente prigionieri. Nessuna pietà. Per nessuno. Sono tutti nemici.-, sottolinea l’ufficiale.È l’uomo con la protesi. Oltre a loro ci sono altri quattro trooper. Troppi da affrontare da ...