1. Ascolta chi sei


    Data: 21/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: MasterDaddy, Fonte: Annunci69

    ... disse altro.
    
    I suoi passi vicini pian piano si allontanano, e poi il tonfo della porta d'ingresso, che si chiude.
    
    Mi sento solo come un cane e spero che questo sia uno scherzo o parte del gioco.
    
    La schiena e la fascia lombare iniziano a dolere. Da quanto tempo mi trovo in questa posizione? Non credo che reggerò a lungo, sono sfinito. Ho fame e sete.
    
    Con il muso cerco la ciotola, la trovo, accidentalmente tocco con il labbro la cicca, prima di poter leccare il liquido al suo interno. Ha un forte odore di ammoniaca. A meno che il suo intento non sia quello di avvelenarmi, avrà riempito la scodella di piscio. Deglutisco e questo pensiero mi riporta di nuovo in erezione. Diventano sempre più dolorose non potendomi toccare. Iniziano a farmi male le palle. Sorseggio con la lingua fin quando, dissetato, mi butto su un fianco per lasciare riposare la schiena. Chiudo gli occhi, comunque non sto vedendo nulla. Il pavimento freddo placa i miei bollori e in poco tempo Orfeo mi abbraccia.
    
    Sobbalzo quando sento delle mani addosso. Non so per quanto tempo ho perso i sensi. Mi calmo quando percepisco che sono carezze e piacevoli pacche. Rimango interdetto. Sono gesti affettuosi e mi domando se in camera con me non ci sia un estraneo.
    
    Sento la benda scivolare via verso la fronte, e finalmente, nella penombra lo vedo.
    
    «Come stai?» domanda Riccardo con toni gentili.
    
    Non so cosa rispondere. Il suo atteggiamento morbido mi confonde. Era forse finito il gioco? Era una ...
    ... prova da superare?
    
    «Bene, Signore.» rispondo incerto.
    
    Mi slega i polsi e le caviglie da quell'imbracatura. Vorrei tanto alzarmi in piedi per sgranchirmi le gambe e scrocchiare ogni vertebra della schiena, ma credo sia opportuno non rischiare e torno a quattro zampe. Su questo sono certo di non sbagliare.
    
    «Avvicinati che ti tolgo la supposta dal culo.»
    
    Sfila il plug e sento il retto risucchiare aria.
    
    «Sei bello spanato, questo è quello che voglio vedere.» è incredibile come questa sensazione di sentirsi aperto in due non mi faccia vergognare. Mi sento fottutamente sincero.
    
    «Hai fame?» chiede.
    
    «Sì, Signore.»
    
    «Immaginavo. Hai un padrone affettuoso che pensa anche ai tuoi bisogni.» si alza, ed esce dalla camera.
    
    Torna con una busta da fast food, aprendola scopre dei resti di un panino non consumato per intero, sarebbero bastati tre morsi per finirlo. Amen, meglio poco che niente pur di placare questa fame.
    
    Poggia la carta che avvolge il pane e la carne a terra, e mi sorride. Istintivamente mi fiondo con le mani su quella scarsità, afferro il cibo che cade subito a terra, dopo aver ricevuto una sberla sulle dita prima di poter addentare il pasto.
    
    «Che cazzo fai? I cani mangiano dalla bocca non con le zampe.»
    
    Mi viene da piangere. Non per lo schiaffo, non per la fame. Ma perché questi rimproveri, gli insulti, l'essere considerato un cane, mi fanno provare la vergogna inconfessabile e inconfutabile di essere felice in questo ruolo. Mi muovo per la ...