1. UNA SCOLARA SPECIALE – LA FOLGORAZIONE – 1


    Data: 17/03/2023, Categorie: Etero Autore: F.P., Fonte: RaccontiMilu

    Ora che tutto era finito e che tutto sembrava tornato a posto, mi sentivo finalmente serena e felice. A volte, il solo tornarci su col pensiero, mi faceva ripiombare nell’inferno di quegli ultimi mesi. Quel tormento mi era ormai dietro alle spalle, ma quella mattina in cui le cose nel seguito cambiarono, non camminavo certo col solito passo spedito. Non m’importava più di niente. Non m’importava, in quel momento e come facevo sempre di risparmiare il più piccolo istante per poi spendermelo al bar a gustarmi in santa pace il rito della colazione per iniziare bene la mia giornata di lavoro. Purtroppo sono pigra e mi piace alzarmi solo all’ultimo momento, per cui è sempre un rincorrere il tempo; troppo bello centellinare l’ultimo minuto acquattata al caldo sotto le coperte. Quel giorno non pensavo minimamente a quell’allegro scambio di parole con gli altri soliti “abitué” della colazione che normalmente mi lasciavano allegra e di buon umore per buona parte della mattinata. Cupi pensieri mi stavano facendo vagare in una palude infernale. In quel momento stavo vivendo nel pieno del mio incubo infinito. Ero stanca! Stanca di tutto; anche fisicamente. Non riuscivo a capacitarmi di ciò che mi stava accadendo. Stanca anche di combattere e poi non sapevo nemmeno contro chi o che cosa. Passando davanti alla chiesa una donna, uscendo, mi fece bloccare di botto ed evitai con fatica di andarle addosso, ma quel contrattempo mi fece percepire improvvisamente quel remoto odore ...
    ... familiare che ricordai come amico e che mi riportò ad anni indietro. Quell’insieme di cere per mobili un po’ speziate, d’incenso, un odore di antico e pulito, mescolato all’acre fumo delle candele di cui era impregnata la cappella delle mie suore. Avevo cominciato lì, dall’asilo ed era stata la mia scuola fino alla maturità; poi ero andata all’università. Ormai sembravano passati mille anni da quei bei tempi spensierati. Seguii il mio istinto e deviai, come per trovare un momentaneo rifugio. Spinsi quella porta e mi ritrovai dentro. Era da quando tutto era cominciato che non ero più entrata in una chiesa e non so dire neppure il perché. Lì tutto mi era familiare. M’inginocchiai e nella genuflessione all’ingresso vidi da lontano il ritratto di Santa Rita. Mi diressi verso l’immagine della Santa. Raccolsi due euro dal borsellino che ruppero per un attimo quel silenzio magico, quando scesero nella cassetta delle elemosine; presi un cero, lo accesi e andai all’inginocchiatoio. Avevo bisogno di raccogliere le idee, mormorai una preghiera, poi come se la santa mi ascoltasse, le parlai senza muovere le labbra.
    
    “Perdonami! È da molto non che vengo qui. Ultimamente non sono più stata un’assidua della chiesa come una volta, ma sono disperata. Tu che sei l’Avvocata dei casi impossibili, ti prego, aiutami tu! Dimmi tu cosa mi resta da fare. Io non so più dove sbattere la testa!”Le dedicai ancora una preghiera di commiato, poi mi alzai e uscii all’aperto, riprendendo il cammino di ...
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