L'erede
Data: 21/07/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: tiguardo69, Fonte: Annunci69
Di una persona soltanto m’innamorai veramente durante l’ultimo anno, la supplente d’italiano (coincidenze della vita), la professoressa Giovanna. Era costei una giovane insegnante che rimpiazzava la nostra professoressa di italiano che, soffrendo di trigemino, era costretta a lunghe assenze, specialmente nei periodi freddi. Ella somigliava all’attrice Edwige Fenech in tutto e per tutto e naturalmente essendo quella la mia attrice preferita non poté sfuggire alle mie attenzioni. Quello, come ho detto, fu il mio primo innamoramento, anzi se non penserei di apparire patetico fu il mio primo sconvolgimento. Giovanna creava in me uno stordimento e contemporaneamente un malessere che guastava le mie giornate facendomi giungere ad uno stato di “idrofobia”. Passavo il mio tempo in casa senza avere animo di vedere chicchessia e pregustando l’inizio del giorno dopo che mi avrebbe permesso di vederla in classe; avevo pure cambiato banco passando dall’ultimo al primo e rimanevo estasiato durante le ore di lezione, facevo, altresì, il tutto possibile per mettermi in mostra suscitando l’ilarità della classe che conoscendomi come un uomo di ghiaccio non credeva ai propri occhi nel vedermi così depresso ed innamorato.
Giunse l’estate, e quella del ‘74 fu proprio cocente; Giovanna veniva a scuola con delle camiciole leggere che lasciavano trasparire tutto il candore e la floridezza del suo petto. Un giorno, addirittura, ella non indossava reggiseno; fui interrogato in Divina Commedia e ...
... mai interrogazione fu, per me, così cercata e voluta. I primi due bottoni della camiciola di Giovanna erano sbottonati e lasciavano intravedere gran parte del seno che calamitava il mio sguardo, quello stesso sguardo non sfuggì a Giovanna che, comunque, non fece nulla per nascondere quella parte del suo corpo. Alla fine della lezione ella m’invitò fuori nel corridoio e mi disse: - Bancari, devi smetterla!
- Smetterla? - dissi cercando di nascondere la cosa - Ma di fare cosa? -
- Tu mi guardi troppo ed io non posso permettertelo, io sono la tua insegnante e certe cose non ci sono permesse -
- Bene - dissi - allora giochiamo a carte scoperte, lei mi piace, io ho venti anni e non sono più un ragazzino, lei ha turbato la mia psiche oltre che la mia sessualità ed inoltre io vorrei... -
Ella interruppe la fine della mia frase coprendo la mia bocca con la mano che subito ritrasse.
- Zitto, non dire nulla, cosa credi che io sia fatta di legno, anche tu mi piaci, ho visto come mi guardi e con quanto desiderio; anch’io ti desidero ma non possiamo, non dobbiamo, non sarebbe giusto -
- Giovanna - dissi passando al tu - perché?, cosa ti spaventa? -
- Non lo so, forse niente e forse tutto e poi che significato avrebbe tutto ciò? -
- Giovanna, io credo di amarti, tu non puoi allontanarmi da te sarebbe doloroso ed io sono troppo giovane per sopportare una tal sofferenza d’animo, vediamoci altrove, qui l’aria è greve e tu sei esposta agli sguardi dei colleghi e degli ...