La ragazza con l'orecchino di perla - capitolo 6
Data: 03/03/2023,
Categorie:
Trans
Autore: Bellastronza69, Fonte: Annunci69
Io non riuscii a rispondere al bacio.
Un trans? Come ho fatto a non accorgermene?
Mallory notò qualcosa che non andava e staccò le sue labbra.
“Sei sorpresa, vero?” mi disse.
“Mallory è che credevo tu fossi una donna, invece hai un pisello ben più grosso del mio. Non so, non me l’aspettavo.”
“È davvero questo il problema?”
Rimasi in silenzio.
Chiaramente c’era dell’altro.
Per tutta la vita mi ero considerato perfettamente eterosessuale. Quanto successo in questo weekend ha iniziato a distruggere ogni mia certezza.
Amare un trans? Forse è troppo.
“Mallory” ripresi “Tu sei un trans. Io sono etero.”
Mallory poggiò il suo perfetto culo ebano sul tavolo e scoppiò a ridere.
“Ma non farmi ridere!” disse lei. “Paola tu sei una donna dentro! Lo sei sempre stata. L’ho capito da come eri in piedi nel negozio, da come piegavi le ginocchia, da come toccavi i tessuti! Scommetto che consideravi questo un feticismo e niente più. Invece è quello che sei davvero, Paola. Hai speso più di duemila dollari in tre giorni. Nemmeno le donne osano tanto. Questa cosa ti fa sentire libera.”
Le sue parole mi folgorarono. Era tutto vero.
“E riguardo me. Io sono come te. Non sono un trans, non ho ancora iniziato nessuna terapia. Sono un uomo che si è sempre sentito più donna dei suoi compagni.
La mia fortuna però è che non mi sono mai cresciuti più di tanto i piedi.”
“Che vuoi dire, scusami?” risposi sorpreso.
“Ho iniziato come tutti. Cercando tra le robe ...
... di mamma. Mio padre è morto quando avevo 4 anni. Era un soldato. Di quel giorno ricordo solo un commilitone di mio padre che venne alla porta di casa, abbracciò mia madre e lei iniziò a piangere. Da allora abbiamo vissuto da sole io e lei.
Grazie a dio non mi ha mai fatto mancare nulla, aveva un ottimo lavoro, non avevamo bisogno di altro.
Ma lei si lasciò andare molto a se stessa. Iniziò a non andare più al parrucchiere, a non radersi più. Insomma, viveva, ma per lei la vita era finita.”
Io continuai a guardarla sotto shock.
“Poi avevo circa 12 anni. Ero il ragazzo più magro della classe, il più basso e anche il più timido. Un paio di bulletti più grandi mi presero di mira, dicendo che non sarei mai più cresciuto perché non avevo un padre che mi potesse dare da mangiare. Provai a reagire tirandogli un pugno, ma finii a terra ed iniziarono a pestarmi.
Tornai a casa in lacrime, mamma fortunatamente non era lì per vedermi.
Cercai nel sottotetto gli stivali dell’uniforme di papà, ma trovai solo quelli di mamma. Erano con un tacco abbastanza alto, quindi me li feci andar bene.
Ero molto minuto, mamma invece era alta circa un metro e ottanta, quindi gli stivali, che a lei arrivavano sotto al ginocchio, mi arrivavano alla coscia.
Decisi che con quei dieci centimetri guadagnati sarei andato a picchiare quei due. Volevo vendetta. Ma non sapevo camminare sui tacchi e così inciampai. Ebbi un incontro ravvicinato con il pavimento del salone e, mentre mi rialzavo, ...