1. Un giorno di evasione, che mi cambiò la vita


    Data: 24/02/2023, Categorie: Prime Esperienze Autore: eduaperto, Fonte: Annunci69

    Scarpe scamosciate, calze a rete nere e perizoma di pizzo.
    
    Era intenta a fumare e a leggere una rivista, il giorno in cui bussai alla sua porta.
    
    "Avanti!", rispose decisa.
    
    "Vai in bagno, fatti una doccia e torna da me, nudo come un verme e a quattro zampe", mi disse mentre accavallava le sue bellissime gambe.
    
    "Sì Signora", le risposi con un filo di voce e arrossendo come un ragazzino.
    
    Feci quello che mi aveva chiesto e tornai zampettando al suo cospetto, dieci minuti dopo.
    
    Mi lasciò in quella posizione, a fissare le sue bellissime scarpe, ma vietandomi (ESPRESSAMENTE) di toccarle e, meno che mai, di baciarle.
    
    Il suo piedino faceva entra ed esci dalla scarpa, mentre io - letteralmente ipnotizzato - mi ritrovavo a sbavare davanti a quello spettacolo.
    
    Il suo profumo mi arrivava anche da quella posizione, mi aveva vietato di alzare gli occhi per guardarla, potevo soltanto fissare le sue scarpe e le calze a rete che indossava.
    
    La sentivo fumare e girare, tranquillamente, le pagine della rivista.
    
    Non parlava eppure emenava, attraverso quei semplici gesti, una sensualità e un dominio totale sul mio corpo e, soprattutto, sul mio cervello.
    
    Era la prima volta che mi ritrovavo a fare lo schiavo, nulla sapevo di cosa mi attendesse. C'era solo quel piedino davanti ai miei occhi che, lentamente, entrava e usciva dalla scarpa, c'era solo quel tacco che si muoveva. Ero un cane a cinque zampe, per l'eccitazione che stavo provando, ma (ovviamente) non potevo ...
    ... né muovermi né toccarmi, desiderio che, secondo dopo secondo, si impossessava di me.
    
    "Da ora in poi, tutte le volte che verrai da me, tu farai ESCLUSIVAMENTE quello che ti chiederò io", disse spegnendo la sigaretta nel portacenere. "Potrai rivolgerti a me - aggiunse - chiamandomi Signora oppure Padrona o ancora Dea".
    
    "Certo Padrona", risposi d'istinto.
    
    Morivo dal desiderio di avvicinare, anche soltanto per pochi attimi, la mia bocca a quella scarpa, a quel tacco o a quel piedino, la Padrona però non sembrava avere alcuna intenzione di mettermi all'opera. Mi lasciò in quella posizione per altri venti minuti. Si accese un'altra sigaretta, compiacendosi nel vedere dalla sua particolare visuale la mia piena eccitazione.
    
    "A quanto pare, questo schiavetto è anche un feticista, che sbava non appena vede un tacco!" e attaccò a ridere di gusto.
    
    "Sì Signora, è proprio così. Sto sbavando nel guardare le sue scarpe e i suoi piedini", ammisi senza alcuna reticenza, sbalordendo me stesso per la naturalezza con la quale ammettevo le mie voglie.
    
    Posò la rivista sul tavolinetto accanto il divano e si alzò girandomi intorno, sentivo il suo sgurdo penetrarmi la schiena e mi chiedevo se mi trovavo per davvero in quella nuova situazione.
    
    Il ticchettio del suo tacco, mentre mi osservava dall'alto verso il basso, mi penetrava il cervello. Avrei voluto buttarmi ai suoi piedi, baciarle la punta della scarpa, leccarle la suola oppure pomparle il tacco o ancora sfilarle una scarpa ...
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