1. Su un viaggio


    Data: 16/02/2023, Categorie: Sentimentali Autore: Agnodice, Fonte: EroticiRacconti

    Dopo lunghi giorni e altrettante lunghe notti, siamo uno di fronte all’altra. In una terra di mezzo fra te e me, nella terra dei miei avi che da qui mossero sguardo e destino verso nord. Abbiamo percorso le stesse vie in cui correva, bambino, il padre di mio padre, con quel nome che è anche il mio e l’azzurro dei suoi occhi che, ahimè, non ho ereditato né mai conosciuto. È anche a questo che sto pensando mentre camminiamo verso lo spazio archeologico e ascolto i tuoi passi e le tue 'o' aperte. Ogni volta che mi giro a guardarti scopro un nuovo particolare di te, ora il profilo, ora la bocca aperta su un sorriso, ora i ricci scomposti. Una strettoia, si passa in fila indiana: hai appoggiato la mano sulla mia schiena per farmi passare davanti a te e quando hai raggiunto di nuovo il mio fianco, la mia mano ha sfiorato la tua. La tua pelle! Ho passato giorni a immaginarla, a indovinare il tocco dei tuoi polpastrelli sul mio viso, sulla bocca e poi sul collo ma mi sono arresa: la fantasia dà carne ai sogni ma tu, per mia fortuna, ora sei qui e sei realtà. Procedi diligente al sopralluogo, siamo qui per questo, ma il tuo sguardo scuro e attento è spesso su di me. Lo sento. Mi lambisce il collo, i seni adolescenti, mi trafigge fra le scapole, scivola sui fianchi, si insinua fra le gambe che salgono le scale. Chissà a cosa pensi, chissà se le parole che ci hanno fatto conoscere trovano spazio, blasfemo, in questo luogo un tempo sacro… Due persone ci sono vicino, mi scosto per ...
    ... lasciar loro il passaggio e così facendo ti sono addosso: la mano si posa sul tuo braccio. Nel ritirarla la lascio scivolare in basso, vinta da una irresistibile forza di gravità. Ed è un precipitarsi di dita, le tue fra le mie, le mie sulle tue, fra le tue, con le tue. Uno sguardo indefinito, lunghissimo, in silenzio usciamo di nuovo nell’aria più fresca di metà pomeriggio. Le parole si fanno attendere adesso, stiamo entrambi cercando qualcosa e ci muoviamo alla cieca verso una meta che ancora non conosciamo. Un vicolo, poi un altro e un altro ancora, uno slargo ed eccolo: il fiume e un muro basso che si affaccia sull’acqua del tramonto. Era questa quiete la meta del nostro peregrinare. Ci fermiamo a guardare la corrente, poi ti appoggi come a sederti e mi attiri a te, fra le tue gambe. Avverto il rossore vestirmi le guance pallide e abbasso gli occhi già umidi sulla tua bocca invitante, mentre la mia mano destra è sulla tua coscia a saggiarne con leggera pressione la linea celata sotto la stoffa dei pantaloni. Il mio viso è fra le tue mani, ti avvicini: sento il tuo respiro caldo e le tue labbra che si sciolgono in mille piccoli baci sul mio rossore, sulle palpebre chiuse, sugli angoli della bocca. Che amabile tortura è la tua – mi hai condotta sulle montagne russe e il nostro vagoncino si sta arrampicando lentamente lungo la prima, lunghissima rampa – quanto vuoi farmi
    
    attendere ancora? Un sospiro, un gemito che suona come il lamento di un animale ferito – tutto sembra ...
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