La sfida – capitolo 2
Data: 14/02/2023,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... dichiarò. Poi, inaspettatamente, riafferrò il mio cazzo che aveva cominciato a cedere, ne passò lentamente la punta con la lingua, a nettare la sborra che ancora stava colando, e poi si infilò la cappella tra le labbra, aspirando un po’ per succhiare via il resto di liquido bianco che doveva ancora sgorgare.
Si alzò in piedi passandosi il dorso della mano sulle labbra per pulirsele. – Buono, – commentò, – un po’ forte, ma mi piacciono gli uomini saporiti.
Travolto da una passione ed un desiderio, un desiderio di Federica più che della sua fica, la sollevai in piedi e la abbraccia, baciandola, gustando il sapore delle sue labbra, lasciandola per un attimo di stucco, ma subito si riprese.
Si passò la lingua tra le labbra, come se volesse assaporare il gusto del mio bacio dopo quelli del mio cazzo e della mia sborra. Sorrideva provocante anche con gli occhi. Abbassò una mano e mi strinse l’uccello, che le stava puntato contro i pantaloncini da fitness. – Questo bestione è meglio che lo metti via, o va a finire che ti spingo addosso al muro e ti ci fotto contro.
La cosa non mi sarebbe dispiaciuta, io che le tenevo il culo sodo mentre lei si abbracciava al mio collo e scivolava su e giù lungo l’asta del mio cazzo, in mezzo a quei copertoni, nudi e sudati, io che la fissavo nei suoi occhi febbrili, il suo ansimare sempre più profondo ed il suo orgasmo urlato, la mia sborra che spruzzava nella sua fica, che colava lungo le sue gambe, magari qualcuno che ci scopriva e ...
... rimaneva nascosto a contemplare la mia fortuna di scopare una dea simile.
Ma poi qualcuno si mosse davvero appena oltre le pile di copertoni, dicendo qualcosa. Colti all’improvviso, afferrai i pantaloni e le mutande e li rialzai, lei sobbalzò e si passò istintivamente di nuovo la mano sulla bocca, sebbene ormai pulita. Lanciai un’occhiata al suo inguine, temendo di avervi lasciato sopra dello sperma, ma era pulito.
Quando due degli operai del gommista apparvero oltre alcuni copertoni per camion, noi stavamo varcando la porta da cui eravamo usciti, con la faccia di chi ha fatto qualcosa che non doveva e che l’ha fatta franca. I due o tre che ci guardarono dalle macchine o mentre sollevavano pesi, se avessero posseduto anche solo due grammi di malizia, non avrebbero faticato comunque a immaginare cosa avessimo fatto, semplicemente leggendo il linguaggio dei nostri corpi.
Sentendomi come se i puntini rossi dei laser dei fucili di nemici che non vedevo mi avessero preso di mira, afferrai il gomito di Federica e la guidai nella relativa privacy del corridoio su cui accedevano gli spogliatoi. Controllai che nessuno avesse intenzione di andare a farsi una doccia in quel momento e poi mi avvicinai alla ragazza. Lei continuava a sorridere, quel sorriso che solo sul viso di una donna che ha preso l’anima di un uomo può affiorare.
– Io… – fui sul punto di dire. Tentennai, in realtà: non ero di certo avvezzo a ringraziare una ragazza che mi avesse appena fatto una pompa a ...