Eneide Postmoderno-Il racconto dell’Esule
Data: 19/01/2023,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... tua nave verso i lidi da me amministrati?-, chiese con voce soave.-Fu un sogno, o regina di guerriere! Fu una visione, donatami da dei che non venero da troppo e che mai cesserò di ringraziare. Fu la mano di un essere celestiale a indicarmi la via e la grazia accordataci dal Protettore dei Navigatori a concedere alla nave che fu nostra l’approdo.-, disse Janus. La regina annuì, apparentemente soddisfatta del risposta.-Se non avessimo trovato la tua generosa patria, sicuramente saremmo morti sicché le nostre scorte eran finite da lungo a causa dell’errare tra mari stranieri e ignoti. A lungo vagammo, multiforme manipolo di scampati dalla distruzione della patria, recanti le sue più sacre vestigia.-.-Ossia?-, chiese la regina.-Esse son la nostra volontà di ricostruirci una vita, la tenacia dono dei nostri avi e l’intelletto di chi non ha a temere alcuna superstizione.-, disse Janus. Lei sorrise, beffarda.-Ti contraddici, o viandante ultimogenito della tua patria: affermi di schivare le superstizioni ma dici che un dio ti concesse la grazia… Sei di certo confuso o non credi alle tue parole?-.-Sull’onor mio, o nobile regina, ho detto che fummo graziati da un dio, non da spirti dappoco. Essi li lascio a prestigiatori e fraudolenti!-, ribatté l’esule.-Ordunque, come giungeste alle mie rive é chiaro. Ma perché la vostra città suscitò tale guerra?-, chiese la regina, lo sguardo interessato sul giovane che ricambiava con uno sguardo fiero.
-Fu aimhé cosa assai triste. Il popolo che ...
... ci assediò per decenni era una moltitudine guidata da tiranni e conquistatori, nemici che noi, i Nivei, abbiamo con nostra vergogna generato.-, rivelò.-Come può essere questo?-, chiese la Regina.-Fu invero la nostra cupidigia, il nostro desiderio di una casta di condottieri, a guidare a questo scisma, la nostra gente decisa a forgiare un esercito inarrestabile e ineguagliato dalle potenze del nostro tempo. E fu la nostra gente a scoprire l’errore troppo tardi quando i ribelli, ormai divenuti signori di guerra in terre lontane, tornarono come figli ripudiati a percuotere padri e madri nella notte senza luna dell’estate.-, narrò Janus, -Fummo noi a inviarli in guerra contro Thebelos, città nostra nemica. Di essi, per anni, non avemmo notizia. Poi li vedemmo tornare, barbari conquistatori. Invitti condottieri adornati delle vittorie sanguinosamente ottenute. Cotanta brutalità ci fece orrore e capimmo che ci eravamo spinti troppo oltre. Distrutto fu l’elisir del male che diede origine la loro ferocia, demolita l’empietà compiuta in nome della vittoria. Ma tardi ormai! Quanto tardi, o regina!-, lacrime bagnavano il viso dell’esule ora, -Quanto l’orrore quando sapemmo di villaggi bruciati, del nostro popolo schiavo e in catene e sterminato per mera brama di brutalità e sottomissione! Quanta la ripugnanza per tale orrore! E tanto orrore, da noi scatenato con scienze ormai arcane e perse, disperse nel rado vento degli Alfisei, piombò come giusta punizione sul gioiello che era la mia ...