1. Two black men for me


    Data: 19/11/2022, Categorie: Trans Autore: danybet, Fonte: RaccontiMilu

    L’appuntamento era un po’ fuori Roma con un certo Tonyduro (questo il suo nick), dalle foto un bel pezzo di maschio. Mi eccita sempre guidare in minigonna e tacchi a spillo così percorrevo quella strada, che avevo fatto tante volte di giorno per andare fuori, con una prospettiva del tutto differente e piacevole fra le gambe. Mi venne in mente che di giorno, ad un certo punto della strada, vedevo sempre dei neri sostare al bordo della strada, nei pressi di un piccolo centro abitato, chissà se ci sarebbero stati anche a quell’ora di sera. Il “tarlo” della svergognata puttana che &egrave in me cominciò a farsi strada. Mi stavo avvicinando e già da lontano vedevo delle sagome scure, l’adrenalina stava salendo incontrollata. Quelle come me conoscono quei momenti in cui si mescola la tua voglia di farti sbattere duramente, la paura di incorrere in una brutta avventura, il timore di trovare gente sporca, sgradevole ma anche la forte voglia di proibito, di perverso. Ero ormai alla loro altezza, c’erano due neri seduti su una panchina che chiacchieravano fra loro. Cercai di concedermi mentalmente una “via di fuga”, pensai “se non mi piacciono tiro dritto”. Ma quale via di fuga, non posso barare con me stessa, la voglia di cazzo nero &egrave voglia di cazzo nero, non si scappa molto facilmente. Mi fermai alla loro altezza, abbassai il finestrino e gli feci segno di avvicinarsi. Si avvicinò uno soltanto dei due. Alto, robusto, rasato, naso molto largo, pelle molto scura. La prima ...
    ... impressione non era pessima.
    
    Sporse la testa un po’ dentro il finestrino e mi sorrise. – Ciao, parli italiano? – dissi io – No, poco – French? – No – English? – Yes english, yes Cazzo, speravo proprio di farmi capire meglio, non sapevo cosa avrei combinato con il mio inglese scrauso. – Is this the way for Riano? – Yes it is. Vedevo con quanto desiderio stava guardando le mie cosce, inguainate in calze a rete, che sporgevano dalla microgonna jeans e, per giunta, il mio inglese non mi permetteva di girarci tanto attorno perciò andai subito al sodo – Do you want come with me? – Yes, gladly babe (gran sorrisone) – Is there a your friend? – gli chiesi indicando il suo amico – No, he is my brother Geoffrey. – Ok, well, ask him if he wants come with us (sentivo dentro di me una rivoluzione nelle viscere mentre dicevo sfrontatamente queste cose in un pessimo inglese) Gli fece un cenno e quello arrivò subito, si dissero qualcosa nella loro lingua, risero forte e salirono, il primo davanti ed il fratello dietro. Il fratello era più giovane e un po’ più basso, larghe spalle e collo taurino, ma si somigliavano molto. Feci un sorriso di circostanza e partii. – And wat’s your name? – chiesi a quello con cui avevo parlato – My name is Amama, we are from Uganda Speriamo bene, pensai, in Uganda se non sbaglio l’omosessualità &egrave vietata, non vorrei che si mettessero in testa di “punirmi”. Mi montava una forte emozione nello stomaco mentre pensavo alle parole per chiedere quello che mi ...
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