Svanire in segretezza
Data: 31/01/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... abitualmente il caffè tranne che in compagnia, ma unicamente per assolvere e per onorare in maniera adeguata quegli usuali rituali di quelle opache e scialbe frequentazioni tra i colleghi. Ebbene sì, io sono abitudinario e noioso, a volte anche un po’ arrogante e immodesto, eppure sono fatto così e mi compiaccio di non essere diverso. Per tornare al nostro primo incontro, ti confesso che io non so come sia accaduto, però sono ritornato più volte nel tuo locale per ignorarti di proposito, con quella tipica disaffezione e indifferenza di chi vuol mettere bene in chiaro l’occasionalità della propria presenza.
Tu rimanevi al di là del mio mondo, scrupolosamente circoscritto da un bancone al cui vertice poggiava fumante l’unica giustificazione che mi portasse da quelle parti. La tazza aveva un profumo leggero ed eccitante lasciato dalle tue mani delicate che guardavo di nascosto, mentre fingevo di leggere il giornale e neanche m’accorgevo che i titoli scorrevano senza significato. Sì, è vero, lo ammetto: un giorno io t’ho chiesto come ti chiamavi, così, distrattamente, come se non m’importasse veramente d’ascoltare la tua risposta, in quanto ho il sospetto che tu sapessi già che mi chiamavo Lorenzo, vero? E quando hai aperto lentamente la bocca, la tua lingua si è incuneata tra i denti candidi per sospirare un nome che sembrava già un sussurro, Sweet Princess per l’appunto.
In quel momento ho sentito un brivido caldo colarmi lungo la schiena e mi sono ...
... dovuto poggiare al tavolino, in quanto le tue labbra rosse e carnose si muovevano ipnotiche, per scandire un ritmo lento che s’intercalava e si frapponeva con la musica della radio che tenevi nascosta dietro il banco. Io non ho saputo fare altro che sorridere, toccarmi impacciato le tasche della giacca e darti il mio stupido biglietto da visita, mentre avrei voluto avvicinarmi a te per sfiorare la pelle chiara del tuo viso allegro, fino a scendere con le dita lungo il collo, nascosto dai tuoi splendidi capelli rossi, poi ti ho toccato la mano e nulla è stato più come prima. In questo preciso momento quei ricordi mi sembrano così lontani e nostalgici, perché penso, sogno e desidero di toccarti ancora, sennonché poi m’accorgo della desolazione e della tristezza d’un letto vuoto. Accanto al comodino, steso mollemente per terra, c’è un piccolo trofeo abbandonato che mi parla di te, dei tuoi gusti, della tua personalità, perché si tratta delle tue mutandine eleganti e nere ancora arrotolate dalla passione della notte appena trascorsa, perché anche quest’indumento odora di te in maniera esagerata, intollerabile e smodata. Dove sei? Mentre prima ti trovavi tra le lenzuola calde ancora aggrovigliate tra le mie gambe, adesso sarai dietro il bancone a godere della libertà d’indossare una gonna senza mutande. Ti odio, perché m’accorgo di non sapere fare a meno di te, ti detesto perché non so nulla di te, eppure non posso dimenticare né tralasciare il momento in cui al bar dopo ...