Idillio - Guy de Maupassant
Data: 06/10/2022,
Categorie:
Feticismo
Tabù
Autore: Cowslover, Fonte: xHamster
IDILLIO
Il treno aveva lasciato Genova, diretto a Marsiglia, e seguiva le lunghe ondulazioni della costa rocciosa, guizzando come un serpente di ferro tra il mare e la montagna, strisciando sulle spiagge gialle orlate dall’argento delle onde brevi, e penetrando all’improvviso nella gola oscura delle gallerie come un a****le nella tana.
Nell’ultima carrozza del treno una donna formosa e un giovanotto stavano seduti uno di fronte all’altra, senza parlarsi, lanciandosi un’occhiata di tanto in tanto. Lei, che avrà avuto venticinque anni, stava accanto al finestrino guardando il paesaggio. Era una robusta contadina piemontese, con gli occhi neri, il seno voluminoso e le guance paffute. Aveva sistemato parecchi fagotti sotto il sedile e si teneva un paniere sulle ginocchia.
Il giovane era sui vent’anni: magro, abbronzato, con il colorito scuro degli uomini che lavorano all’aria aperta. Accanto a lui, in una pezzuola, c’era tutto il suo avere: un paio di scarpe, un paio di pantaloni, una camicia e un giubbotto. Anche lui aveva messo qualcosa sotto il sedile: una vanga e una zappa, legate assieme con una corda. Andava a cercar lavoro in Francia.
Il sole salendo nel cielo inondava la costa di una pioggia di fuoco; si era verso la fine di maggio e nell’aria ondeggiavano odori squisiti che dai finestrini aperti entravano negli scompartimenti.
Gli aranci e i limoni in fiore esalavano nell’aria calma il loro profumo zuccherino, dolce, intenso e inebriante, lo mescolavano ...
... all’olezzo delle rose che crescevano ovunque, come erbe, lungo la ferrovia, nei ricchi giardini, dinanzi all’uscio dei casolari e anche in piena campagna.
Sono a casa loro, le rose, su questa riviera! La regione è piena del loro aroma acuto e leggero, l’aria diventa una leccornia, qualcosa che ha più sapore del vino, e come quello è inebriante.
Il treno procedeva adagio, come indugiando in quel giardino, tra quelle dolcezze. Si fermava ad ogni stazioncina, davanti a una casa candida, e ripartiva con andatura placida, dopo un lungo fischio. Non saliva nessuno. Si sarebbe detto che tutti sonnecchiassero, che in quella calda mattina di primavera nessuno fosse capace di muoversi.
La prosperosa giovane ogni tanto socchiudeva gli occhi e li riapriva bruscamente quando il paniere stava per cadere, scivolandole dalle ginocchia. Lo riafferrava con un gesto rapido, guardava fuori del finestrino per qualche minuto e si riassopiva. Aveva la fronte imperlata di gocce di sudore e respirava a fatica, come oppressa da qualche sofferenza.
Il giovanotto aveva reclinato il capo e dormiva col sonno pesante dei contadini.
Ad un tratto, appena oltrepassata una stazioncina, la contadina si svegliò, aprì il paniere, ne trasse un pezzo di pane, un fiaschetto di vino, uova sode e prugne, delle belle prugne rosse, e si mise a mangiare.
Anche l’uomo si era svegliato di soprassalto e la guardava, guardava ogni boccone che la donna si portava dal grembo alle labbra. Stava lì con le braccia ...