Notte berbera
Data: 24/09/2022,
Categorie:
Etero
Autore: cunnilinguus69, Fonte: Annunci69
La luna, soprattutto quando è piena, è cantata dai poeti quale musa di tresche amorose. Ma, tra le forme irregolari dei muri di un villaggio berbero, può anche rappresentare il mistero e l’avventura, l’agguato e il doppiogioco. E quella notte, in un villaggio in un qualsiasi punto dell’Africa nord occidentale, c’era proprio la luna piena…
L’ombra si staccò con un incertezza dal riparo precario offerto dal muro della bassa casa. Chi aveva interesse a seguire i movimenti dell’uomo non avrebbe potuto evitare di cogliere il lampo corrusco che si intravide per un attimo tra le pieghe del barracano in cui era avvolto, segno inequivocabile che un coltello, una di quelle lame lunghe e sottili tipiche della zona era lì pronta, forse, ad abbeverarsi da una fontana della vita.
L’uomo si muoveva con circospezione, guardingo si sporgeva appena oltre il limitare di un angolo prima di cambiare la sua posizione e proseguire nel misterioso viaggio che, in quella notte, proprio in quella notte di luna piena, cercava di sottrarre allo sguardo gelido dell’astro della notte.
Scivolava da un muro ad un altro, da un angolo ad un altro, da una casa ad un’altra, in realtà non dava l’impressione di prepararsi a quel fatidico appuntamento che gli uomini devono spesso affrontare in tempi difficili con la nera mietitrice, che siano ospiti o invitati. A potersi avvicinare maggiormente gli si sarebbero potuti scorgere, accesi nel suo barbuto volto arabo, due occhi luminosi e attenti.
Nel suo ...
... strano scivolare nell’ombra lo si poteva intuire ad indugiare a tutte le finestre, dalle più ampie aperture fino ai piccoli pertugi nati solo per dare aria, discretamente, ad un ambiente. Gettava uno sguardo all’interno, con attenzione, tenendosi un po’ discosto quando l’apertura rivelava il chiarore di un lume all’interno.
Un passo e due voci dal fondo del vicolo. L’uomo si ritrasse ancor più nell’ombra, ora lo si sarebbe potuto vedere stringere convulsamente l’impugnatura del suo compagno d’acciaio, tutto il corpo teso ad un possibile, ma non desiderato scatto in avanti, a colpire prima di essere colpito. Lo si sarebbe potuto vedere se l’ombra che lo nascondeva non fosse stata così fitta – sembrava quasi che l’ombra stessa gli si facesse amica stringendosi ancor più attorno a lui – ma in quel buio si potevano solo immaginare i suoi sentimenti e i suoi movimenti.
Le due voci, ed i loro traballanti proprietari, erano intanto arrivate alla sua altezza. I due compagnoni, evidentemente non stretti osservanti dei dettami di Allah, si avanzavano anche loro guardinghi ma traditi dalle loro voci alterate dall’alcol, e l’incertezza del loro passo era dovuto più ai suoi fumi e al timore di incontrare qualcuno che potesse riconoscerli in quella situazione blasfema, più che dal desiderio di attuare una missione di morte.
I passi oltrepassarono l’ombra ricca di una presenza che più che contaminarla la arricchiva. I muscoli nascosti tornarono ad uno stato di normale tensione, ...