Un beneamato ricordo
Data: 25/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
Improvvisamente appari tu. Io sono per strada a Olbia alla fine della giornata, il costante e solito traffico cittadino, l’immancabile e quotidiana coda rientrando verso a casa. Sono esasperato, spazientito e stanco, la mente vaga nel nulla, ascolto un sottofondo di musica di genere ambient per rilassarmi, il finestrino è aperto per assaporare quei profumi che ricordano l’estate, chiudo gli occhi perché sono davvero fiacco. Appena li riapro di fronte alla mia automobile passi tu con il vestitino leggero, il passo elegante, il tuo sorriso allegro e spensierato, frattanto parli pacificamente al telefono senz’accorgerti di me.
Una rievocazione mi fa compiere lestamente un salto indietro nel tempo sprigionandomi in tal senso gioia, entusiasmo e vitalità, per il comprensibile e lineare fatto che al presente ti ricordo davanti a me, come una giovane neo assunta manifestamente inibita e dall’aspetto timido presso un importante gruppo multinazionale americano. Ci presentiamo a una riunione, di certo siamo i due più giovani, la tua mano stringe decisa la mia nel tempo in cui ci presentano, la tua faccia giovanissima e sorridente con quelle labbra lucide, eri bellissima.
Durante la riunione ci siamo adocchiati per tutto il tempo: i tuoi occhi scuri dietro gli occhiali da professoressa e quella matita in bocca nel modo più innocente avevano fatto perdere la bussola alla mia fervente immaginazione, perché io t’avevo sognato camminare nuda sul tavolo della riunione davanti a ...
... tutti. Poi ci annunciano in modo inatteso l’incarico, quello di seguire con te lo sviluppo finanziario del gruppo italiano e le prime riunioni insieme agli altri colleghi. Più avanti, una sera, mentre stava arrivando la primavera tu avevi indosso un vestito come quello di oggi. Dopo aver lavorato ci siamo fatti portare qualcosa da mangiare, in verità non so che cosa né come sia esattamente successo. Ricordo il tavolo delle riunioni fra di noi, il tuo sorriso, la tua faccia silenziosa mentre s’avvicinava e quelle labbra stupende che mi baciavano. Che strano però, ammirarti al presente mentre cammini, giacché ripensandoci ne colgo ancora il loro delizioso e unico sapore.
Io t’ho fatto appoggiare al tavolo là in piedi davanti alla mia sedia, mentre le tue mani scorrevano tra i miei capelli, le mie cominciavano a salire lungo le tue gambe in maniera indolente. Avvertivo la tua pelle d’oca, il tuo respiro diventare più veloce, dopo quando ho toccato le tue mutandine la tua lingua si è incendiata nella mia bocca come un serpente, tu m’hai afferrato la testa e stringendola forte con un gesto che in nessun caso mi sarei mai aspettato da te, hai cominciato a spingermi verso il basso. Le mie dita armeggiavano in modo entusiasta per aprirti i bottoni del vestitino, per preparare il terreno alla mia lingua che i tuoi capezzoli scuri e appuntiti stavano già aspettando, a tal punto anche le tue mutandine.
Attualmente mi viene da sorridere nel ripensarci: le ricordo benissimo, ...