Io, mia moglie e i Trans
Data: 09/06/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Sesso di Gruppo
Trans
Autore: antonio-fusco, Fonte: xHamster
... e riesci a dormire non più di qualche ora. Hai bisogno di vedere la luce del sole ogni tanto. Sarai mica un vampiro?”
Gli ho detto che sono un vampiro.
“Fantastico! Perché non me l'hai detto subito? Non immagini quante ragazzine, tra cui mia figlia, sognano di incontrare uno come te. Dovresti sfruttare questa opportunità, faresti un sacco di soldi.”
Non è ancora riuscito a guarirmi ma è simpatico, il mio dottore.
Con un po' di birra in corpo affronto meglio il ritorno in macchina, anche se trovare un'auto bianca in mezzo alla neve e alla nebbia non è così facile, ma alla fine la raggiungo.
Sto per salire a bordo quando i passi di qualcuno che si avvicina mi fanno voltare d'istinto. Vedo un uomo dall'età indefinibile. Potrebbe averne trenta, quaranta o chissà quanti. E' molto magro. Il viso scavato e gli occhi vitrei sono avvolti dentro un cappuccio che tiene sulla testa.
Quando apre la bocca vedo la luce del lampione riflessa su alcuni denti di metallo.
«Devo andare in città, quanto costa?»
Gli spiego che posso accettare solo chiamate che mi arrivano dalla centrale. Se vuole un taxi deve telefonare.
«Non hai clienti adesso, che problema c'è? Guarda che pago.»
Non fare casini, stai calmo. Niente guai. Non adesso che manca poco.
«Sali.»
Metto in moto e faccio retromarcia, le ruote tendono a slittare sulla neve. Il mio nuovo cliente ha la testa appoggiata sul finestrino e tiene gli occhi chiusi. Evito di fargli domande e lo lascio ...
... riposare.
Tengo entrambe le mani sullo sterzo ed entro lentamente nello stato di semiveglia che accompagna la maggior parte delle mie ore lavorative. Ormai conosco fin troppo bene i corsi e le vie di questa città. Vorrei che questa brutta automobile a gas si guidasse da sola. Vorrei stendermi sui sedili posteriori e dormire. Svegliarmi col sole e prendermi una vacanza. Poi tornare a casa e iniziare un nuovo lavoro. Un lavoro pulito.
Una fitta alla palpebra interrompe il mio sogno ad occhi semiaperti e mi rendo conto che sarebbe ora di prenotare
una visita dall’oculista. Forse sto perdendo la vista, mi scriveranno “guida con lenti” sulla patente.
Dopo mezz'ora attraversiamo un quartiere periferico a nord della città. Chiedo all'uomo col cappuccio dove vuole andare, alzando un po' la voce per svegliarlo.
«Tu vai» mi sento rispondere.
«Ascolta, io sto lavorando. Adesso mi dai un indirizzo e io ti ci porto. Fai un piccolo sforzo e dimmi dove vuoi andare, non posso perdere altro tempo con te.»
Il tizio non si scompone. Un'espressione falsa e amichevole appare tra le rughe della sua faccia consumata.
«Come ti chiami, tassista?» Comincio a innervosirmi.
«Ray.»
L’incappucciato si mette a ridere. O la smette subito o gli stacco quei denti metallici con le mie mani.
«Che cazzo di nome è Ray?»
Provo a mantenere la calma per altri cinque minuti, dopo non garantisco niente.
«E' il diminutivo di Raymond. Mia madre era scozzese e le piaceva quel nome. Qualche ...