1. Analogia esemplare


    Data: 18/01/2022, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Quella volta bastò uno sguardo febbrile, fulmineo e inatteso, giacché capimmo immediatamente che non ci saremmo più lasciati. In quel periodo, invero, io rientravo verso casa al termine d’una faticosa giornata di lavoro piuttosto stremata, però giammai abbondante per dedicare pressappoco quell’ora di viaggio in treno alla musica, perché in quell’istante infilai le cuffie e diedi l’avvio al piccolo apparecchio nascosto nella tasca del cappotto. Il mese di marzo era iniziato già da un po’, il freddo invernale andava adagio scomparendo e gli alberi sembravano risvegliarsi più velocemente degli anni passati, salii a fatica sul vagone affollato di quel treno quotidiano stracolmo di pendolari e m’appoggiai alla parete, giacche era inutile cercare un posto per sedere. Salì nel frattempo altra gente, uomini, donne, studenti, vecchi e giovani, il treno lasciò la stazione con soltanto dieci minuti di ritardo, circostanza quest’ultima abbastanza inconsueta per come siamo abituati giornalmente a sopportare come avvenimento quotidiano.
    
    Battendo il ritmo del tempo con un piede e muovendo le labbra, seguendo il testo della canzone, guardai di fronte a me e notai un ragazzo appoggiato alla parete dinanzi alla mia, che fissava il paesaggio fuori dal finestrino della porta scorrevole immerso nei suoi pensieri. Io ero concentrata e raccolta nella musica, ciononostante l’osservai per un attimo. Lui aveva i capelli ricci, suppergiù sul metro e settanta d’altezza, un fisico normale e un bel ...
    ... viso, immancabilmente lo zaino multicolore appoggiato ai suoi piedi mi diede in conclusione l’idea che fosse uno studente come tanti altri. Io abbassai lo sguardo e rialzando gli occhi iniziai a squadrare più attentamente l’avvenente giovane in prima linea dinanzi a me. La sua espressione era tranquilla, peraltro sorridente, sennonché mi chiesi che cos’avesse da sorridere guardando il panorama scorrere veloce all’esterno del treno, però fu soltanto un attimo, perché lui sollevò lo sguardo e appoggiò i suoi occhi nei miei, dato che un brivido si diffuse rapidamente lungo la schiena e senza dire nulla io di rimando abbassai gli occhi. Lui si era spiccatamente accorto che io l’osservavo, ma come diamine faceva? I suoi occhi erano così grandi e deliziosi, ebbene sì, doveva essere un ragazzo piuttosto affettuoso e cordiale, questa fu la prima e immediata percezione che io ebbi di lui. Arrivai alla stazione, scesi sulla banchina e cominciai ad avviarmi progressivamente verso il sottopassaggio, mentre una mano calorosa e robusta afferrò la mia, per il fatto che mi costrinse a girarmi dalla parte opposta. Era lui, sorrise senza dire nulla, di rilancio io gli restituii il sorriso e pensai che avesse sulla mano un dolce tepore e avvicinò il suo viso al mio:
    
    ‘Mi guardavi vero? – esordì lui, senz’aggiungere altro.
    
    ‘Sì, lo so, &egrave vero’ – accennai malinconicamente io un pochino punzecchiata sul vivo.
    
    Il suo profumo avvolse intimamente a fondo i miei sensi impacchettandoli, ...
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