Beyond the Withe: Baratri
Data: 03/10/2021,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Etero
Lesbo
Incesti
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... dolore non l’avrebbe spezzata, dunque erano passati a un altro metodo. Ma anche quello avrebbe fallito. La domanda era… perché cambiare piano? E soprattutto perché ora, in modo tanto repentino? Christine Buenariva riusciva a pensare a una sola risposta mentre osservava la sua nuova cella. Era buio pesto ma gli occhi si erano abituati all’oscurità e ora riusciva a distinguere qualche dettaglio. Innanzi tutto, quella era più grande dell’altra in cui l’avevano rinchiusa. Secondariamente, quella nuova cella aveva la branda, una flebo e altro. Il tempo… quanto tempo era passato? Da quanto era prigioniera? Non ne aveva idea. Erano riusciti a privarla efficacemente del senso del tempo. Condizioni pressoché perfette… se avessero voluto spezzarla. A meno che, ragionò, non fosse mai stato quello il loro obiettivo. E se invece avessero intuito dell’esistenza di altri suoi complici e la stessero usando come esca? La rivelazione fu seguita dal panico: sicuramente il Giustiziere e i suoi alleati avrebbero potuto ritrovarla, Marco si era rivelato molto abile con i computer, ma come evitare di finire in un’imboscata in piena regola? E soprattutto, come avrebbe potuto lei impedirlo? Sul momento non poteva fare nulla, e anche se non era più incatenata come prima, l’idea di scappare senza armi né vestiti né uno straccio di piano avrebbe semplicemente implicato una morte, probabilmente rapida e violenta. Avrebbe potuto uccidere una guardia e quel tale Perez, forse anche due o più se fosse ...
... stata fortunata, ma tant’era. Ma così facendo, considerò la giovane, non avrebbero potuto usarla per attirare gli altri suoi compagni in trappola. Scartò l’idea. No. Lei era Christine Buenariva, era sopravvissuta a innumerevoli inferni. Uno in più non avrebbe fatto differenza alcuna. Ne sarebbe uscita viva, come tutto il suo gruppo e per farlo, avrebbe dovuto avere un piano.
Sorrise nell’oscurità: le stavano già venendo alcune idee.
Il tizio di guardia non era haitiano. Era un colombiano, si chiamava Delgado. Il cognome non aveva importanza, non dopo aver abbandonato il suo paese, dopo aver trafugato una discreta somma a un cartello della droga minore ed aver ucciso i quattrosicarios inviati a punirlo. Sentì i colpi sulla porta da dentro la cella e si avvicinò, pistola in pugno. -Che vuoi?-, chiese. -Devo andare al bagno.-, rispose la voce della prigioniera. Delgado non aveva la minima idea di chi fosse o di cos’avesse fatto per finire lì, ma una cosa la sapeva: non ne sarebbe uscita. -Fattela addosso, puttana.-, replicò lui, -Non posso farti uscire.-. -E chi credi che dovrà pulire, dopo? Non io di certo.-, ribatté la voce della reclusa. Imprecando alla volta di quella stronza (che effettivamente non sbagliava: a pulire sarebbe stato lui) e facendo un cenno al suo collega, un haitiano dagli occhi rossi e decisamente poco concentrato, Delgado prese le chiavi della cella. Aprì. La ragazza era davanti a lui, nuda. Un bel bocconcino, con poco grasso e un fisico decisamente ...