Gioco doppio (parte 3)
Data: 04/09/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti
Ritornando alla donna, ancora col busto sul tavolo, non mancò altro colpo di frustino sulla sua schiena.
Adorava vederla segnata, contorcersi dal dolore con la concentrazione per non perdere la posizione che, sapeva, lo avrebbe infastidito.
“Brava, ti sei mossa poco”.
Questo la rilassò e lui la colpì ancora.
Si mosse, non se lo aspettava. Era stato un colpo a tradimento e già tese i muscoli perché sapeva che l’avrebbe colpita ancora, per punirla.
“Ferma, cagna”.
Il colpo arrivò.
Lei era ancora bendata e lo sentì posizionarsi davanti.
La prese per i capelli per farle alzare il viso, che si trovava al bordo del corto tavolo da barca.
Il cazzo le entrò prepotente in bocca, fino alla gola mentre le teneva forte i capelli, per farle male, per farle sentire il suo potere, il potere del Padrone, di colui che può disporre di lei e del marito, al quale in quel momento non stava pensando, tutta concentrata sul piacere e sul cazzo duro del Padrone.
Quell’uomo aveva il potere di farle dimenticare il marito, portandola nella sottomissione, costringendola a concentrarsi solo sul suo egoismo e sul suo cazzo, facendole capire che quello avrebbe dovuto essere il suo unico pensiero. Quel cazzo, quel maledetto cazzo che le spingeva in gola, fino in fondo, sentendogli provare piacere per la sua difficoltà nel trattenere i colpi di tosse od i conati, pena il frustino che le arrivava sulla schiena mentre i capelli erano ancora tenuti stretti, col dolore per il colpo ...
... che le dava ancora maggior difficoltà tra tosse e conati, mentre il cazzo, imperterrito, le veniva spinto in bocca, fino alla gola
Marco la faceva sentire una cagna da monta, la usava come una cagna da monta.
La eccitava.
Era bagnata, lo voleva dentro, lo desiderava dentro.
Il pensiero del marito si affacciava a tratti, dandole maggior eccitazione nel saperlo osservatore passivo del suo uso sessuale, quale bambola da sesso in mano ad un uomo crudele ed egoista.
“Non pensare di vomitarmi sul cazzo, puttana”.
Quel maledetto frustino la eccitava col dolore che, ora, era solo piacere, atteso e desiderato.
Finché non lo sentì andarle dietro e penetrarla, nel culo, dopo averle tolto il plug.
Non pago, fuori dal culo lo sentì in figa.
Continuava a cambiare.
Tre, quattro, cinque colpi di penetrazione e poi usciva, per cambiare buco, prima uno e poi l’altro, con velocità alternata, per assaporare il piacere ma anche per ritardarlo, mentre i capelli erano tirati sempre più, con la sua figa sempre più bagnata e quel cazzo sempre più duro e possessivo.
Ora c’erano solo lei ed il suo Padrone, il suo cazzo e la sua figa, il piacere di lui e quello di lei di riflesso.
C’era anche il marito, sì, legato, incatenato, tenuto come un cane, osservatore, col divieto di toccarsi. Il pensiero dell’uomo umiliato era come uno strumento sessuale, che eccitava ancor di più, anche lei ora egoista del proprio piacere e dimentica dell’umiliazione di lui, che la faceva ...