Oriana (3)
Data: 29/06/2021,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Hermann Morr, Fonte: EroticiRacconti
( Capitoletto di transizione. Niente azione per questa volta. )
All'alba del ventitré di ottobre, Oriana sedeva nella cucina di casa Musetti, con le spalle al calore del camino acceso.
I suoi familiari erano già nei campi a completare le sistemazioni per l'inverno, genitori, fratelli, sorelle, Svanèn e gli altri lavoranti, mentre lei rimaneva da sola in cucina a fare colazione, come sempre.
Fin da piccola, da quando erano comparsi i primi segni del talento, era stata esclusa dalle attività normali della famiglia, aveva potuto partecipare a qualche lavoro per gioco, ma poi era cresciuta abbastanza da essere affidata alla sora Melandra e non se ne era più parlato. Era cresciuta sola.
Aveva del latte appena munto, ancora caldo del ventre della vacca, una piadina fatta con farina di castagne e orzo, con sopra una fettina di quella caciotta che si fa in Lunigiana, dal sapore delicato che si sposava con la dolcezza della composta di carrube.
Arrotolò tutto assieme e ci infilò dentro la lingua, pensando alla vulva della sua maestra, come gliela aveva leccata quando si erano date l'addio, poco dopo il risveglio.
Melandra aveva esaurito il suo compito ed era tornata a Spezia nell'attesa che un'altra famiglia chiedesse i suoi servizi, Oriana era ancora più sola, una maga lo è sempre, può avere tutti gli uomini che vuole, ma non un marito, non può avere una famiglia.
Sentì battere alla porta e gridare da fuori :
" Uei Oriana, sei pronta ? Se andiamo di passo ...
... buono possiamo essere al castello prima di mezzogiorno ! "
Aveva almeno degli amici. Flavio si era offerto di accompagnarla su a Gaggio, lo raggiunse fuori, era coperto da un gran tabarro nero, cappello da pioggia e stivali, perchè era una fredda mattinata.
Anche lei aveva abiti da viaggio, una mantella rossa col cappuccio, calzettoni di lana fissati alle cosce con cinturini, una borsa a tracolla in cui teneva la veste bella da indossare al castello.
Passarono per il bosco dei salici, perchè Oriana potesse ancora salutare i parenti al lavoro, prima la parte degli alberi bianchi, da legno, poi saltarono il canale d'irrigazione dove si gettava in una pozza, che in primavera si sarebbe vestita dei fiori gialli di celidonia, e si addentrarono nella macchia dei salici purpurei, dalla luce ultraterrena. Poi scavalcarono il recinto della proprietà e si trovarono sulla strada, già piena di gente indaffarata.
Chi portava fascine sulle spalle, chi conduceva il cavallo da tiro attaccato a un carro e chi falciava l'erba ai margini, e per ognuno c'era un saluto.
Solo quando arrivarono al bivio e si arrampicarono per la carrettiera che saliva alla loro destinazione, si trovarono soli, tra l'arancione delle foglie e il grigio delle nubi.
" Sei così cortese ad accompagnarmi. Non saranno arrabbiati i tuoi per il fatto che vai in giro ? "
" No. Adesso che ho combattuto, mio padre non mi da dei lavori. Vorrebbe piuttosto che andassi a Genova a fare il balestriere, è tutto ...