Le parole che ami
Data: 18/05/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Agnodice, Fonte: EroticiRacconti
Con gli occhi ancora semichiusi cerco di distinguere le figure nella penombra della stanza. Sono sul letto disfatto, scomposta, sudata: sento il respiro affannato della canicola che si arrampica lungo i muri ed entra dalla finestra a molestarmi nel mio riposo. Mi siedo sul letto, non ci sei, non ti vedo.
Un attimo di esitazione, poi decido di venire a cercarti. Cammino scalza nel tentativo di rubare un po’ di frescura alle mattonelle del pavimento, sono nuda. Sei stato tu a chiedermi di dormire nuda: siamo ancora nella fase delle sperimentazioni e dato che ti ho raccontato di non aver mai dormito senza nulla addosso, la tua richiesta è arrivata spontanea, quasi prevedibile. Ed è capitato che mi svegliassi nella posizione a me più congeniale, sdraiata sul fianco destro, con la gamba sinistra piegata, mentre eri intento a guardare il mio sesso semi celato e il culo esposto. Chissà dove sei.
Provo in cucina, non c’è nessuno. Ne approfitto per placare la sete e, mentre bevo direttamente dalla bottiglia dell’acqua, sosto per qualche istante davanti al frigo aperto a godere del suo fresco abbraccio. Uno sbadiglio, mi strofino gli occhi e litigo con i capelli che si appiccicano al collo. Vado verso il tuo studio: è la stanza più fresca della casa, di certo sei lì. Socchiudo la porta: eccoti, sei seduto sulla poltrona intento a leggere. Sei concentrato, immerso nella lettura, ti vedo di
profilo, i delicati lineamenti del tuo bel viso, la bocca leggermente socchiusa, ...
... la
pelle già abbronzata, sazia di sole e di baci. Mi domando cosa ti rapisce tanto da non accorgerti nemmeno che sono entrata e che sono alle tue spalle. Ho il timore di disturbarti, magari si tratta di un documento di lavoro. Sono dietro di te, ora ti vedo tutto. Sei nudo anche tu, rilassato, il bacino leggermente proteso in avanti, con la mano sinistra tieni in mano dei fogli e con la destra ti stai accarezzando. Sorrido nel riconoscere in quei fogli l’ultimo racconto che ho scritto per te: sapevo che ami le mie parole ma non credevo che ancora ti emozionassero tanto. Sei invitante, lo sai?
Colto in questa intimità così impudica e “tua” lo sei ancora di più. Osservo la tua mano stringere il tuo sesso turgido, eretto, muovendosi lenta e familiare a scoprire e coprire il glande già violaceo.
“Cosa leggi?” ti domando in un sussurro per non spaventarti. Trasalisci e avvampi. “Già sveglia?” balbetti abbandonando la presa “io... è il tuo ultimo racconto”. Ora sono davanti a te, mi inginocchio fra le tue gambe aperte con un sorrisetto malizioso. “Che vuoi fare?” mi chiedi con la voce spezzata dalla sorpresa e dal desiderio. “Riprendi a leggere e fallo ad alta voce” ti sussurro perentoria. Sei interdetto ma dopo un momento di esitazione ti fai interprete della scena che ho
descritto in quelle righe e le mie parole, vestite dalla tua voce, mi sembrano quasi nuove e sconosciute. Ti guardo: il tuo sesso è qui davanti a me che anela, silenzioso, le mie cure. Prima di dedicarmici, ...