1. Briganti


    Data: 20/12/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... allora…”, mormorò con infinita amarezza.
    
    “Siamo ancora vivi.”
    
    “Che senso ha, quando non abbiamo più per cosa combattere?”
    
    “Combattiamo per noi stessi.”
    
    Angelo lo fissò, aveva le lacrime agli occhi.
    
    “Ascolta, - continuò Ludovico – possiamo combattere con le idee, possiamo sbugiardare questo governo di assassini. Andiamo via, Angelo, possiamo ancora fare molto per la nostra gente, molto di più che non facendoci uccidere qui. Ricordi quello che diceva il nostro maestro? È meglio un asino vivo, che dieci leoni morti. Ormai, qui restano solo i briganti, ma quelli fanno la loro guerra, che non è più la nostra. ”
    
    Quelle parole parvero riscuotere Angelo e riportarlo alla ragionevolezza.
    
    “Già, è meglio un asino vivo, che dieci leoni morti... Ma dove possiamo andare?”
    
    “Se riusciamo ad arrivare a Manfredonia, prendiamo una barca di pescatori e cerchiamo di arrivare in Albania…”
    
    “Quella è terra dei turchi.”
    
    “E allora a Corfù o in una delle isole: lì comanda l’Inghilterra, saremo al sicuro.”
    
    “D’accordo, - cedette Angelo – a giorno partiamo.”
    
    Ma come in preda ad una strana inquietudine:
    
    “Partiamo adesso, Angelo. Ha smesso di piovere, i soldati saranno già in marcia.”
    
    Angelo lo fissò, nei suoi occhi cupi c’era come la premonizione di un’imminente catastrofe. Assentì:
    
    “D’accordo, Vicuzzo, - disse con tono funereo – partiamo subito.”
    
    Raccolsero un fucile e un paio di pistole, misero in uno zaino le poche munizioni che avevano e della carne ...
    ... secca, riempirono alcune borracce con l’acqua piovana raccolta in un mastello, e si misero in marcia per una stradicciola che si inerpicava fra i macigni.
    
    Dopo alcune ore di estenuante cammino, sbucarono su una mulattiera.
    
    “Prendiamo questa. – ansimò Angelo – siamo abbastanza lontani dal paese e il passo è vicino…”
    
    Ma avevano percorso a malapena un paio di chilometri, che si sentirono alle spalle il calpestio di cavalli al trotto e poco dopo un urlo:
    
    “Laggiù!”
    
    Da un lato la mulattiera aveva il costone di roccia, dall’altro lo strapiombo: non c’era modo di nascondersi o di fuggire.
    
    “Salvati, li trattengo io!”, gridò Ludovico, dando uno spintone all’altro perché stesse indietro.
    
    Ma non fece in tempo a sollevare la pistola, che una raffica di carabina lo falciò in pieno petto, gettandolo a terra morto.
    
    “Vicuzzo! No! Maledetti! – urlò Angelo fuori di sé, cercando di imbracciare il fucile – Male…”
    
    E un’altra raffica di fucileria gli troncò la parola di bocca e lui si accasciò morente sul corpo esanime dell’amato, cercandone le labbra in un ultimo anelito.
    
    Poi sopraggiunsero i soldati a cavallo, come una canea di mastini ringhianti all’odore del sangue. I poveri corpi, straziati dalle baionette furono gettati nel dirupo, resi alla terra che li aveva nutriti. Le teste, mozzate, furono esposte la mattina dopo sulla pubblica piazza, a triste monito di quanti ancora si illudessero di riscattare la patria tradita e la perduta libertà.
    
    [NOTA: nel 1860 la ...
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