1. La luce dei miei occhi


    Data: 13/11/2020, Categorie: Incesti Autore: mimma_goose, Fonte: RaccontiMilu

    – – – – Chiedo scusa alla Città di Firenze e ai suoi cittadini per la licenza poetica – – – – –
    
    Eccola che sta arrivando. E quando arriva lei, arriva la luce. Illumina tutto col suo splendido sorriso, i suoi luminosi occhi azzurri, la sua pelle diafana, i suoi lunghi capelli dorati’ E quando mi vede, sorride’ illuminando tutto il mio essere. Ha addosso una solo maglietta aderente ed un paio di jeggins leggeri. Il suo seno gonfio spinge all’infuori la stoffa e si vede chiaramente la sporgenza dei capezzoli duri. E poco più sotto, un altro tipo di sporgenza: il suo ventre, accentuato dalla rotondità di un figlio che le sta crescendo dentro. Mio figlio’ Già, perché l’ho messa incinta poco più di quattro mesi fa. Non so ancora se &egrave maschio o femmina. E non so nemmeno se lo voglio sapere. Lei ha solo 19 anni, ed &egrave con me da quando ne aveva 7. &egrave la figlia di mia sorella. E la sua (mia sorella) &egrave una storia triste che non avevo mai conosciuto, fino a quando successe il tragico epilogo. Mia sorella si era sposata giovane, 20 anni appena, con quello che noi tutti pensavamo fosse un uomo perfetto, quando invece era un mostro sotto mentite spoglie. Faceva prostituire mia sorella con molti uomini (alcuni dei quali, seppi dopo, la picchiavano pur di godere). E glielo faceva fare senza alcun tipo di protezione, tanto che venne contagiata dall’HIV (anche questo lo venni a sapere poi). Non so nemmeno se mia nipote &egrave figlia di mio cognato oppure no. ...
    ... Fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, perché aveva dovuto subire l’umiliazione di conoscere la vera portata della tragedia della madre) mia nipote &egrave sana; forse mia sorella &egrave stata contagiata dopo la nascita della bambina. Comunque, dicevo’ mia sorella un giorno ne aveva avuto abbastanza ed aveva ammazzato il “cliente” che la stava massacrando di botte, e il marito carnefice. Chiamò lei stessa la polizia per denunciare il fatto e subito dopo chiamò me, pregandomi di andare a prendere la figlia a scuola e di occuparmi di lei. Il giudice ci andò leggero con la sua condanna, ma andò in carcere ugualmente. Fu condannata a diciotto anni da scontare in quello che &egrave un carcere femminile di minima sicurezza, con tanto di supporto psicologico. Certamente aveva influito il fatto che dopotutto anche lei era una vittima. Un giudice minorile mi aveva affidato la bambina, anche se non ero sposato né convivevo con una donna, perché non c’erano altri parenti. Così, a 25 anni, mi ritrovai a crescere una bambina senza avere la minima idea di come fare. Nonostante tutto gli anni passarono. Avevamo costruito un ottimo rapporto, io mi fidavo di lei e lei si fidava di me. Per lei ero uno zio ed un padre amorevole, un amico complice a cui raccontava i suoi amorini giovanili. Mi chiamava zio solo quando voleva qualcosa di particolare, per il resto mi chiamava semplicemente Marco. Quando aveva raggiunto l’età giusta le avevo spiegato cosa era il sesso e quello che ...
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