Giorno e notte
Data: 16/10/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... profumo misto all’odore inebriante della tua pelle. Le mie mani scivolarono delicatamente tra le tue cosce obbligandoti a tal punto ad aprirle, la mia bocca s’avvicinò socchiusa e le mie labbra sfiorarono i tuoi morbidi peli. Io ti spinsi leggermente all’indietro fino a farti sdraiare sul letto, in quel modo il sedere s’appoggiava al bordo del letto mentre le gambe pendevano abbandonate. Io ritornai con la bocca tra le gambe e la mia lingua iniziò a esplorare il tuo fiore socchiuso, con le dita lo aprii delicatamente mentre la lingua s’insinuava in ogni piega, risaliva ogni avvallamento, correva lungo i bordi morbidi e rigonfi, poi si tuffava indurita penetrando il più possibile dentro di te per riemergere e per risucchiare il bocciolo trattenendolo tra le labbra e tormentandone la punta con dei colpi leggeri e veloci, perché più la lingua ti frugava e maggiormente il sapore del tuo piacere diventava insopprimibile.
In quel momento i tuoi leggeri gemiti riempivano l’aria come le fusa d’una gatta diventando sempre più accelerati e intensi, capii ben presto che il tuo primo orgasmo era sempre più vicino, in tal modo accelerai ancora di più i colpi della lingua mentre infilavo prima una e poi due dita nel tuo ventre, muovendole leggere e veloci in aiuto alla lingua, giacché fu proprio in quell’istante che il tuo godimento esplose sfogandosi integralmente con tutta la sua forza e la sua radicale intensità. Tu chiudesti all’improvviso le gambe mentre io rimasi prigioniero ...
... dentro di te, soltanto dopo un lungo momento tu mi liberasti lasciandomi la bocca piena di te e del tuo intimo sapore. L’anima e l’energia del serpente doveva essere rimasta di certo fra noi, perché muovendomi lentamente e strisciando tra le tue cosce io cominciai piano piano a risalire. Avendo capito quello che desideravo, tu m’aiutasti tenendo aperte con le dita sottili e nervose i petali del tuo fiore e mentre risalivo io strisciavo il più possibile il mio corpo contro la tua carne fremente, prima con forza e in seguito solamente sfiorandola. Io giocai con i miei capezzoli sul clitoride, mentre proprio come un serpente mi lasciava sulla pelle una traccia bagnata di te.
Io continuai a questo punto a risalire con il mio cazzo duro fino a farmi male, in quanto ero arrivato all’ingresso del tuo anfratto. All’improvviso con una spinta veloce e decisa si tuffò dentro di te: lui entrava e affondava, entrava ancora esplorando e sondando ogni millimetro su del tuo ventre, sempre più su. Sembrava volesse penetrare dentro lo stomaco, insinuarsi tra i polmoni, spaccarti il cuore in due, risalire nella gola, arrivare alla tua bocca per possederti e farsi leccare contemporaneamente. I miei fianchi ondeggiavano ritmicamente avvicinandosi e allontanandosi da te, tu a ogni stimolo contraccambiavi con altrettanto vigore, mentre le unghie affilate lasciavano sottili solchi conficcandosi nella mia schiena e le cosce, dato che mi stringevano in una morsa proprio come avrebbe fatto il serpente ...