1. I depravati come me


    Data: 23/02/2020, Categorie: Etero Autore: kinderdelice, Fonte: Annunci69

    ... quella volta che mi hanno messo al fresco mi son ritrovato con le manette ai polsi talmente in fretta da non riuscire neppure a tirarmi su gli slippini di Dolce & Gabbana, me ne sono stato col battocchio di fuori fino in questura.
    
    Il questore aveva una busta piena di foto mie.
    
    Io sull'argine che scattavo con le mutande all'altezza delle rotule. Io col ferro quasi appoggiato alla microfibra fucsia fosforescente di un'universitaria in corsa.
    
    Sempre io che sbucavo da un cespuglio col battocchio eretto e le mutande camouflage sfilate fin sulle caviglie.
    
    Chiunque avesse osservato quelle foto non poteva negare che come sportivo avevo il mio perchè.
    
    Sarei stato bene sulla gazzetta dello sport, vicino a Federer o tra Alonso e Hamilton.
    
    Altro che gli sciialpinisti.
    
    Le posture erano grandiose, ce n'erano in controluce che mettevano in risalto il tricipite poderoso che scaricava a terra lo scatto felino, le prede con la tuta dell'Adidas intente ad una fuga disordinata."Me le posso portare a casa?" Avevo chiesto al questore.
    
    E lui se le era imboscate nel cassetto sotto.
    
    "Queste sono prove" ha detto.
    
    "prove di che??" ho chiesto.
    
    Il questore non scherzava.
    
    Che poi l'unica volta che l'universitaria l'ho presa per sul serio non sapevo che farci.
    
    E' la sindrome di Wile Cojote. Nessuno ha mai pensato cosa debba succedere dopo che ha preso lo struzzo bip bip.
    
    Qualunque fanciullo in età da cartoni animati potrà confermarvelo. Anche i disegnatori della ...
    ... Warner Bros non saprebbero che fare a quel punto. Semplicemente non esiste soluzione. Uno rincorre, l'altro scappa. Punto.
    
    Regole semplici semplici.
    
    Cosi' ci siamo guardati; Lei aveva dei pantaloncini tecnici cosi' stretti che per dirla alla Nabokov ci si vedeva la riga della pesca. Io avevo il battacchio di fuori ed aspettavo che passasse il momento di empasse.
    
    Certo che se si fosse rimessa a correre le sarei partito a razzo per didietro.
    
    Ma lei se ne stava li inchiodata dal panico e il mio libretto delle istruzioni non dava la soluzione.
    
    "E adesso che mi vuoi fare?" mi ha chiesto con la voce che le tremava.
    
    "Boh, perchè non ti rimetti a correre?" le ho detto.
    
    "sai è un sacco di tempo che ti tengo d'occhio" ha detto lei, "volevo capire cosa cercavi"
    
    Obbiettivamente era una domanda da un milione di dollari.
    
    Cos'è che cercavo?
    
    Beh, l'urlo d'angoscia dell'universitaria in fuga di certo era un buon incentivo, lo sguardo disorientato della malcapitata di turno, quelle faccine per bene al quindicesimo esame deformate dal panico, l'ululato straziante della dottoranda.
    
    E poi boh. Vedendo che l'erezione mi si è persa nel discorso le dico: "perchè non ci prendiamo un caffè e ne parliamo?!"
    
    Cosi' scopro che studia psicologia, i depravati come me sono il suo pane, dice. Tento di ribattere che il mio è uno sport, che la mia dottoressa è un sacco contenta, le parlo del mio livello di colesterolo, dei trigliceridi. Altro che i canottieri, altro che quelli ...