1. Una splendida carriera


    Data: 26/11/2019, Categorie: Lesbo Autore: robertelle, Fonte: EroticiRacconti

    UNA SPLENDIDA CARRIERA
    
    Quel disgraziato di mio padre decise di andarsene alla chetichella. Approfittò del fatto che io e mia madre Salvina eravamo andate a far visita alla nonna, per un paio di giorni al mare. Lui fece su i bagagli e se n’andò. Come commiato lasciò una lettera a mia madre, con un po’ di soldi... A me, sua figlia Ginevra di 18 anni, non una parola o due righe.
    
    Mia madre non sembrò troppo sorpresa e non volle dirmi cosa ci fosse nella lettera d’addio dello stronzo.
    
    Sta di fatto che ogni mese arrivavano 1500 €uro che ci rimpannucciavano un po’, ma non bastavano. È qui che Salvina in cinque mesi compì il miracolo, rispolverò le arti giovanili e a quarant’anni si mise a fare la sarta…Non proprio la sarta, si mise d’accordo con la lavanderia del rione e prese a riparare splendidamente i vestiti delle signore.
    
    Io, nelle ore libere del liceo e dei compiti, facevo le consegne dopo che in lavanderia mi avevano insegnato a fare i pacchi.
    
    Il mio ragazzo, Raffaele, dovette ingoiare il rospo, ché adesso avevo da fare altro e così ci vedevamo più o meno solo il sabato.
    
    Confesso che ero ancora vergine, ma mica scema, certi lavoretti di lingua li sapevo ben fare e alle mie godutine non rinunciavo.
    
    Ben presto il nostro appartamento si popolò di donne per lo più in età che al mattino portavano i vestiti da rimettere in sesto. Qualcuna anche di pomeriggio, allora stavano in camera con mia madre a chiacchierare e a fare, mentre io ero sui libri nello studio ...
    ... che era stato di mio padre.
    
    Quel mercoledì 27 ottobre, saranno state le cinque del pomeriggio, diedi un colpetto alla porta della camera di mia madre e subito entrai.
    
    Sorpresa! La signora M. aveva la testa tra le gambe di Salvina, lei era rovesciata indietro e tutte e due se la stavano godendo di brutto. Mia madre mi vide, io le feci un cenno di silenzio e scivolai via chiudendo piano la porta.
    
    Le cose stavano quindi così, c’era il lavoro, c’era una banda di lesbiche e mia madre ci sguazzava e noi s’incassavano bei soldini senza tasse.
    
    Né quel giorno, né dopo io e mia madre facemmo cenno alla cosa, dopotutto erano fatti suoi, pensai un po’ ipocritamente.
    
    Invece d’indignarmi, scopersi che la cosa m’intrigava e non poco….
    
    Qualche giorno dopo portai due gonne riparate alla signora M., lei mi offrì un caffè: “A me piace molto anche di pomeriggio – disse – ma da sola non mi va. Mio marito è andato via presto al mattino, così tu Ginevra sei arrivata proprio al momento giusto” e mi accarezzò quasi distrattamente la mano. Seduti in salotto, col caffè e due biscotti mi chiese se mi era piaciuto e mi accarezzò quasi distrattamente la mano. La lasciai fare…Passò qualche minuto ed eccola notare una macchiolina di caffè sul mio labbro, la fece notare sorridendo e con il pollice soffregò il mio labbro e il dito di M. sostò un po’ più del dovuto…”Mica ti dispiace” mi disse e restò in attesa.
    
    Io sorrisi in risposta ”Data la sua età – signora – può permettersi questo e ...
«12»