1. Quel pomeriggio prima del cinema la nostra prima p


    Data: 08/05/2019, Categorie: Trans Prime Esperienze Tabù Autore: evablu, Fonte: xHamster

    Facevamo la lotta e io come sempre finii sotto, sul letto. Giovanni, il mio amichetto del cuore, mi teneva per i polsi: "Ti arrendi?", mi chiedeva insistentemente e io scuotevo la testa per rispondere di no e allora lui mi stringeva più forte, per farmi male. "Ti arrendi?", ma io non cedevo, non per orgoglio virile ma perché volevo restare in quella posizione, sottomesso, anzi
    
    sottomessa
    
    da lui. Sentivo il suo grosso cazzo indurirsi all'altezza del mio pube e anche io reagivo, in maniera molto più modesta ma evidente, tanto che lui se ne accorse.
    
    "Ti piace?", mi chiese con occhi maliziosi e siccome non rispondevo ma nemmeno mi opponevo più tanto, pur allentando un po' la stretta ai polsi,
    
    Giovi
    
    prese a strusciare il pisello sul mio culetto, all'altezza proprio del buchino, costringendomi a mugolare perché mi stava piacendo veramente tanto e però, dato che non potevo fargli vedere quanto mi stesse mandando in estasi, finsi di digrignare i denti e cercai di liberarmi. Ci mise niente, a domare il mio blando tentativo di ribellione. Nella lotta mi ritrovai con le cosce larghe e sollevate, sculettai un poco per sentirlo meglio, lui lo capì - non è che ci volesse molto, in realtà - e mi lasciò i polsi, prendendomi per le mani e intrecciando le dita con le mie, in una posizione da fidanzati, più che da ragazzini che facevano la lotta e fu in quel momento che realizzai che stavamo pomiciando, non combattendo.
    
    Si muoveva come se mi stesse scopando e devo dire ...
    ... che in quella posizione da troietta lo trovai ancora più grosso e conturbante delle rare volte che, di sfuggita e fingendo disinteresse, glielo avevo palpato attraverso i pantaloni, oppure in quelle occasioni in cui me lo aveva appoggiato da dietro e in quell'unica circostanza che mi aveva fatto sedere sul suo cazzo, mentre studiavamo, mandandomi in visibilio ma facendomi scappare perché quella situazione non la reggevo, rischiavo di implorarlo di scoparmi seduta stante. Ora Giovanni mi stringeva e gli stringevo le mani, proprio come una ragazza a un ragazzo. Lui avvicinò il viso al mio; stavo con gli occhi chiusi, in silenzio, e sentii il suo respiro caldo su di me.
    
    "Ti piace", ripeté per l'ennesima volta, ma stavolta non era una domanda. Sempre tenendomi le mani, magari nel timore che mi opponessi, poggiò le labbra sul mio collo, lo sfiorò con qualche bacino lascivo, io finsi di non gradire ("Sei mica frocio?", azzardai), lui mi guardò con sufficienza e assestò un altro colpo col cazzo sotto il culetto, come per fare capire chi era il finocchio, tra me e lui. Poi passò al mio petto, "che bel seno", sussurrò in maniera deliziosa, e in effetti avevo due tettine niente male; i capezzoli, nel sentire la sua bocca e i suoi denti attraverso la lana del maglioncino sudato per la lotta, si drizzarono all'istante e lui me li mordicchiò, in modo da farli sbocciare del tutto e poi mi lasciò le mani, per sollevare il pullover e scoprire la mia pancia bianca e morbida, l'ombelico, ...
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