1. dovere signora…


    Data: 11/01/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: pennabianca, Fonte: Annunci69

    ... il cazzo. Le rispondo deciso.
    
    «Non si preoccupi, mi dica la data ed il luogo, al resto penso io.»
    
    Lei mi dà tutte le informazioni ed io l’indomani ne parlo con il capo, il quale sa che spesso dobbiamo fare degli straordinari e quindi ci lascia mano libera. Così le comunico la mia disponibilità e lei molto felice mi dice che non avrò a pentirmene. Tre sere dopo, la accompagno in un lussuoso luogo di cultura, dove so esserci un prestigioso ricevimento. Quando la vado a prendere a casa, non posso non farle un complimento, mentre le apro la portiera della macchina.
    
    «Signora, lei è sempre molto bella, ma questa sera li stende tutti!»
    
    Le dico con un sorriso complice. Effettivamente indossa un abito leggero, fatto di drappeggi e tessuti che le fasciano magnificamente le sue già splendide forme. Si tratta di un effetto di vedo/non vedo, che lascia immaginare, senza nessuna volgarità, lo splendido corpo che c’è sotto. Una volta a destinazione, nell'uscire dall'auto, mi dice che mi chiamerà quando vuole tornare a casa e che sono libero di andare dove voglio. Invece io parcheggio la vettura nelle vicinanze e mi metto a guardare un film sul mio tablet, per ingannare l’attesa. Dopo circa un’ora, mi informa che ne ha abbastanza e, appena possibile, devo andare a prenderla. Le rispondo che deve solo uscire, in quanto sono lì davanti. La vedo uscire con un tizio più o meno della mia età. Stanno discutendo animatamente e lui la trattiene per un braccio, cercando di portarla verso ...
    ... la sua vettura. Le parla con un tono minaccioso.
    
    «Ma dove vai?? Ti porto io a casa; non mi far incazzare, che poi divento cattivo.»
    
    Esco dalla vettura, lei viene verso di me e lui, quando mi vede, ci va giù pesante anche con me.
    
    «Tu che cazzo vuoi? Lascia perdere e vattene, che a lei ci penso io, non sono cazzi tuoi.»
    
    Resto immobile e guardo lei che, velocemente, si avvicina a me. La sua è proprio una supplica dettata dalla paura.
    
    «Aiuto, la prego, non voglio andare con lui; è quasi ubriaco e poi non mi piacciono le cose che mi dice… la prego mi aiuti.»
    
    Apro la portiera dietro di me e la invito a salire, mentre mi frappongo fra lui e lei.
    
    «…Ehi! Stronzo! Che cazzo fai? Come ti permetti? Io ti rovino… lasciami 'sta troia che me la scopo io, questa sera…»
    
    Lui prova ad allungare una mano per afferrarla ed io intervengo, bloccandolo con una mossa di difesa personale, schiacciandolo contro la mia macchina. Gli parlo con un tono di voce deciso e duro.
    
    «Adesso basta! Vai a farti un giro o ti spezzo un braccio!»
    
    «Bastardo, mi fai male…lasciami o te ne faccio pentire…Stronzo che non sei altro, la vuoi tutta per te 'sta troia?... Lasciami!»
    
    Non lo mollo e gli giro la faccia verso di lei.
    
    «Chiedile scusa, o ti spezzo il braccio.»
    
    Lui alla fine le chiede scusa e si allontana, mentre lei mi chiede di portarla a casa. Durante il percorso, stranamente noto che è la prima volta che non parla, mi osserva in silenzio e non dice nulla. Giunti mi chiede di ...