1. In ospedale: che porco l’attempato infermiere


    Data: 26/10/2018, Categorie: Tradimenti Autore: LaCavalla, Fonte: Annunci69

    ... dottore che era tardi. Evidentemente doveva smontare oppure aveva la pausa pranzo, ormai l'orario delle visite era finito. Il dottore un po’ mortificato per l’increscioso episodio gli chiese la cortesia di medicarmi la ferita. Dopo avermi scrutata ben bene, il tizio cambiò atteggiamento e mi invitò a seguirlo. Durante il tragitto mi disse che ormai l'ospedale si era svuotato e che poteva dedicarmi il tempo necessario a pulire la ferita. Imboccammo un corridoio dove effettivamente le porte delle stanze erano tutte chiuse e non c’era traccia di personale in giro, entrammo in una di queste e il tizio chiuse la porta alle mie spalle rimanendo per un attimo a fissarmi. Cominciai ad avvertire un non so che allo stomaco quando, con voce ferma e decisa, mi chiese di togliermi i leggings. Rimasi con il solo perizoma e, il maglioncino che indossavo, copriva a malapena il mio culetto, tipo minigonna molto audace.
    
    L’infermiere, che mi stava mangiando con gli occhi, mi disse di non stare a piedi nudi per non prendere freddo, così ubbidiente lo accontentai calzando le mie scarpe che, con il tacco da dodici, slanciarono di più la mia figura, il mio culetto salì ancora più su e questo dovette rendermi ancora più appetibile agli occhi di quel vecchio volpone.
    
    Così abbigliata mi sentivo come un cerbiatto al cospetto di un grosso leone famelico, mentre le fitte allo stomaco divenivano sempre più frequenti.
    
    Mi fece stendere sul lettino, preso un batuffolo di ovatta imbevuto d'alcool e ...
    ... cominciò a pulire la ferita. Bruciava ed emisi un mugolio di dolore, mi fissò negli occhi e con un sorriso continuò a disinfettare la ferita e poi prese a massaggiare con movimenti lenti e circolari il ginocchio. Avevo le braccia lungo il corpo e la mano sul bordo del lettino che stringevo quando provavo dolore, non so se per caso o volutamente, cominciò a sfiorarmi con il suo uccello un po' sul braccio e un po’ sulla mano, lo sentivo sempre più a contatto con la mia pelle. Istintivamente avrei dovuto scostare la mano, ma non lo feci, avvertii attraverso il pantalone leggero della divisa che era in evidente stato di eccitazione. Capii allora che non era per caso, lo faceva di proposito, sentivo un bel cazzone duro sulla mano, quando, senza dire una parola, si allontanò da me per andare a chiudere la porta a chiave. Si avvicinò di nuovo al lettino, si abbassò il pantalone, tirando fuori un fascio di carne dura, nodosa e con un capocchione di dimensioni notevoli.
    
    Mi disse: mi hai fatto arrapare con quel fisico da vacca che ti ritrovi e con quel filo nel culone coperto a malapena dal maglioncino e su quei trampoli da gran zoccola. Poi proseguì: qualcosa mi dice che hai voglia di cazzo. Ero ancora distesa mi mise una mano tra le cosce e cominciò a palparle in maniera decisa mentre io tentavo di difendermi stringendole, riuscì lo stesso ad arrivare alla fica e a penetrarla con le dita, con l’altra mano mi sollevò il maglione scoprendo le tette cominciò a impastarle e a strizzare ...