1. Principio di un’esperienza


    Data: 21/10/2018, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Eccomi, sono qui, tenuto conto che sono comparsa senza scalpore né rumore all’interno del tuo ambiente non per caso, bensì condotta e assennatamente guidata da tutte le parole, sia quelle dette tanto quelle non dette né simboleggiate. Tu avevi elaborato e scritto il mio mondo con distinzione, con finezza e persino con orgoglio, io lo avevo nettamente avvertito osservando e provando un dolore come d’una nostalgia e d’un insolito rimpianto, perché vedi io nel mio di mondo ci sto addossata, scomoda e stretta.
    
    Tu immagina per un istante che cosa si prova realmente nel far riaffiorare alla superficie delle proprie giornate e respirare attualmente l’abbandono, lo sconforto e in ultimo la solitudine, ebbene sì, quei segreti come delle scatole cinesi, così come delle ombre che ti scompigliano dietro a quei sorrisi. Il gioco, una volta ancora, sì, perché in quell’occasione sono infatti entrata nelle ville e nei palazzi che tu avevi descritto, mi sono seduta al tavolo questa volta ospite, però diversa da quelle da te prefigurate e ho in conclusione sorriso, tuttavia per un po’ ho anche sperimentato l’incertezza e il timore soltanto perché tu non eri lì a guardarmi. La benda che hai stretto dietro la sua nuca ha coperto anche i miei occhi ed &egrave così che ho potuto seguire la tua voce, io ero dietro la porta quando la spiavi e ho respirato te in ogni pagina dietro ogni riga, adesso lasci che un altro colga ciò che tu soltanto hai abbozzato, modellato e scrupolosamente ...
    ... tracciato.
    
    Adesso spiegami schiettamente una cosa: &egrave il dominatore che seleziona la schiava oppure &egrave il contrario? A dire il vero troppo energica, orgogliosa e perentoria, forse, però ci vuole correttezza, dignità e rispettabilità per essere una schiava, non &egrave pur forse vero? Vedi, io non so nulla, eppure tu che sai mi lasci in quest’ignoranza, dentro quest’impreparazione e all’interno in questa cafonaggine più stretta di qualunque benda, d’ogni evidente legaccio che tu sapresti creare e inventare per me. Sì, devo riconoscerlo, proprio tu, che potresti liberarmi dall’impegno e dall’obbligo di piacere a chi dice d’amarmi e non sa come, restituendomi a me stessa e a te.
    
    Il laccio imbambolato e trasognato saresti in effetti tu, con le tue parole, con quell’oscurità vellutata che sai diffondere dispiegando intorno a te, nella quale io m’avvolgerei come in una coperta morbida per le mie notti, perché potrei dormire un sonno profondo e ristoratore per risvegliarmi in seguito come l’ultimo d’una razza d’antiquato sopravvissuto all’alba del nuovo mondo e poi ritrovarci te, in questo mondo che finalmente sarebbe anche il mio. Io ho girato intorno a te come un pianeta che segue la sua stella, senza conoscere né scoprire né destinazione né rotta: &egrave forse quest’attracco lucente e oscuro qui dove le stelle finiscono? Le stelle sono nelle tue mani, signore d’un regno che non conosci ancora, perché spetta soltanto a te aprire i palmi o richiuderli, come il padrone gretto, ...
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