Verga dura (quattro racconti brevi)
Data: 20/05/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Easytolove, Fonte: Annunci69
VERGA DURA
Sono tutta nuda, sdraiata nel lettone, le cosce spalancate, con due dita mi allargo la fessura, le introduco piano, con l’altra mano accarezzo i seni, strizzo i capezzoli induriti, premo il ventre , strofino piano la pelle setosa dell’interno delle cosce.
Infilo fino in fondo due dita, dentro c’è un liquido appiccicoso, le faccio roteare, mi arriva il rumore della vagina quando gode, assaggio con la punta della lingua, sento l’odore della femmina in calore.
Sono quasi prossima alla venuta, sento da dentro il calore che aumenta, ma devo rallentare, allontano la mano, succhio, mi accarezzo, inarco la schiena, poi ricomincio, voglio tornare fino alla soglia del piacere, per poi fermarmi e ricominciare.
E’ una tortura sottile ed estenuante, che mi sfinisce lentamente, sono sempre più bagnata, voglio essere pronta quando arriva.
Finalmente sento i suoi passi, entra nella stanza, è nudo, vedo la sua eccitazione, la verga in erezione, tesa, pronta per essere usata.
Mi sale sopra, con le mani le afferro quel desiderio di carne dura, lo sento pieno di sangue e sperma, i testicoli come due noci, nel loro involucro, li stringo con una mano, lo sento gemere, è già pronto per godere.
Ricomincio a toccarmi con l’altra mano, l’eccitazione torna ad essere all’apice, quando sento che sto per arrivare, me lo infilo dentro, mi riempie, non riesco a trattenere un grido strozzato, inizio a sussultare.
La verga dentro di me è dura, un bastone di carne, inizia a ...
... colpirmi fino in fondo, la sento scorrere, con le mani gli ho afferrato le natiche, lo spingo contro con tutta la mia forza, i muscoli della vagina si contraggono, come se dovessi urinare, un colpo più forte e deciso, mi comunica che sta sborrando, esplodo quell’orgasmo che ho trattenuto in attesa del suo arrivo.
OSCAR
La palude nebbiosa si dissolve piano…..
Ti osservo mentre appari dai territori lontani, che dai miei piedi si insinuano tra le mie cosce sudate,
come diceva una vecchia canzone, nel blu dipinto di blu, volavo, laggiù.
Ma qui è Oscar che mena la danza, pesta sui tasti, tra lo squillare dei piatti, e la tua scura estremità.
Penso alle tue mani callose, al tuo nodoso bastone, lo vorrei sentire dentro, che mi scava, mentre le tue dita ruvide, mi pizzicano la pelle, cercando di violare l’inviolabile, un conato di vomito mi acceca, la gola si secca, rantolo, perdo la nozione del tempo.
Ma come sempre qualcosa mi sorprende, Oscar scivola leggero sulla tastiera, la sua musica è cambiata, e tu risali lento, sento la tua barba incolta e ispida che mi punge la pelle delle cosce, la tua lingua che si sofferma, indugia nelle pieghe, vorrei sentirne il sapore, se hai mangiato aglio e peperoncino, la tua alitata maschia, che mi lascia senza fiato, con la vulva che pulsa, che strizza umori acidi e vogliosi.
Ma tu sai quanto io sia troia, Oscar ora ha alleggerito la suonata, viaggia veloce , e tu ti adegui al nuovo ritmo, sento la bocca che risucchia la ...