1. Una vecchia amica


    Data: 07/10/2023, Categorie: Etero Autore: ranr, Fonte: RaccontiMilu

    ... se fosse un oggetto qualsiasi. Certo, dentro di me, la voglia di farle una domanda c’era, ma non osavo’ Parlavamo, parlavamo, ma gli occhi ogni tanto cadevano su quelle mani e su quel fallo. Bello, era bello, neanche troppo grosso, non avrei sfigurato al confronto. Qualche vena in più si, ma potevo reggere al confronto. ‘Senti, scusa, ma devo proprio chiederti una cosa’, ‘Dai, dimmi, ma non sono disposta a ricevere ramanzine o moralismi’, ‘Ma no, figurati, vorrei solo sapere come lo usi, non l’ho mai visto usare dal vivo’. ‘Se &egrave per questo, non ce problema, ti posso far vedere, basta che stai zitto e non parli’. Lei aveva un vestito lungo, con le spalline tipo canotta, di un tessuto lucido, forse seta. Eravamo appoggiati alla testiera del letto su due grandi cuscini. Le gambe tirate su, leggermente divaricate, insomma come si sta a letto quando si legge un buon libro. Non aveva il reggiseno, questo lo vedevo, i sui capezzoli cominciavano ad inturgidirsi, evidentemente si stava scaldando all’idea. Fece salire il lungo vestito sopra le ginocchia, un pò sopra le ginocchia, allargando le gambe in modo naturale. Fece scendere il fallo proprio li, dove io ancora non potevo vedere perch&egrave nascosto dal vestito. Mi alzai leggermente per osservare meglio, le mutandine erano già bagnate, era evidente. Il tocco di quel fallo faceva il suo effetto. Lei con un sorriso molto smaliziato, tirò ancora più su il vestito, con l’altra mano si tolse le mutandine bianche bagnate. ...
    ... Ormai vedevo bene, avevo tutta la scena d’avanti, ero davanti a lei, alle sue gambe aperte, al suo fiore aperto, umido, anzi, molto bagnato. La protagonista non era più lei, il soggetto era il suo profumatissimo fiore, sempre uguale, lo riconoscevo anche se erano anni che non lo vedevo. Mi sembrava uguale, lo ricordavo cosi, ben rasato in basso, una leggera e curata peluria in alto, vicino al suo punto debole, quel punto che nei ricordi era il colpevole di urla trattenute, unghie che entravano nella mia carne, fremiti che la lasciavano stremata. Insomma, era la stessa, non era passato un anno. Il fallo, nel frattempo, si faceva strada nella sua carne, nell’apertura più recondita, andando ad allargare le sue scure grandi labbra. Io sempre immobile, rispettoso del ruolo di vecchio amico, qualche goccia di sudore scendeva dalla mia fronte, il mio lui ormai completamente sveglio ma inutile. La voglia di sentire il suo sapore, il pensiero di sostituirmi al suo fallo c’era, ero troppo vicino e il suo profumo era veramente troppo forte. Ma il gioco era per lei, un gioco solitario, con un vecchio amico che studiava ogni mossa. In effetti, ogni mossa era per me una novità, non avevo mai visto dal vivo e non avevo mai sentito il profumo dell’amore solitario di una donna. Intanto, lei completamente assorbita dal suo gioco, stava per raggiugere il culmine, iniziava a fremere, quel fallo che entrava e usciva dal suo fiore doveva essere proprio appagante. La sua mano libera cercò la mia, la ...