1. In cerca di cazzo nero.


    Data: 23/09/2023, Categorie: Sesso di Gruppo Etero Autore: Adele, Fonte: RaccontiMilu

    Esco di casa nel pomeriggio avanzato, i morsi della calura si stanno un po’ placando, ma non quelli che la mia vagina mi lancia da dentro all’intestino, la voglia di essere riempita e sbattuta, il massimo sarebbe una doppia penetrazione, fica e culo devastati da due grossi cazzi neri. Indosso un vestito leggero di cotone, un pochino svolazzante, senza le mutande, il reggiseno non lo porto mai, d’altronde le mie tette sono piccole, non hanno bisogno di essere sostenute. Mi incammino alla ricerca di qualcuno, questo tipo di caccia mi eccita da morire, a volte basta poco, altre vago per ore, senza trovare nessuno che voglia approfittare. Prendo un autobus, a volte non è difficile, ma questa sera sembra una di quelle che in cui non sarà semplice rimediare qualche cosa. C’è poca gente, tutti intenti a pensare ai fatti propri, cerco di attirare l’attenzione di due, sembrano rumeni, ma fanno finta di non vedermi. La corriera procede lenta verso la periferia, tra non molto saremo nei quartieri più degradati , mi sale una certa ansia, l’idea del pericolo, il rischio di essere violentata da una banda di extracomunitari, ma poi ci penso bene, in fondo è quello che sto cercando, una dose massiccia di cazzo nero e duro. Salgono due venditori ambulanti di colore. Hanno dei grossi borsoni pieni di cianfrusaglie, forse sono scesi da qualche treno, la fermata prima era vicina ad una stazione secondaria, arrivano da qualche mercatino di paese, oppure dal vagare nelle campagne, suonando a tutte ...
    ... le case sperdute in mezzo ai campi, sperando di vendere qualche scopa, stracci per pulire i pavimenti, torce a batteria e ventilatori portatili. Si siedono di fronte a me, ci separa il largo corridoio. Parlottano tra di loro in un idioma a me sconosciuto, sembrano ben messi, giovani, sotto ai jeans attillati, intravedo dei gonfiori che promettono dimensioni ragguardevoli, la mia fica inizia a sognare di essere riempita. Alzo un poco il leggero vestito, e apro le cosce quel tanto che basta, per mettere in mostra il mio intimo sfacciato. Entrambi iniziano a rimirarmi in mezzo alle cosce, li guardo con l’occhio della troia, ogni tanto mi passo la lingua sulle labbra, hanno smesso di parlare, i loro cervelli mettono in moto gli ormoni, parte del loro sangue inizia rigonfiare i corpi cavernosi, presto saranno pronti per la montata. Mi accorgo che stiamo costeggiando uno spiazzo erboso, pochi alberi, ma l’erba è tagliata, ci sono anche alcune panchine, siamo prossimi all’imbrunire. Mi alzo con lo sguardo lascivo, è un invito a seguirmi, prenoto la discesa, e mi metto di fronte alla porta, l’autobus rallenta, e si arresta, anche loro si alzano e mi seguono mentre inizio a camminare sul sentiero che porta in mezzo al verde rinsecchito, dalla calura estiva. Raggiungo una panchina e osservo tutto in torno, non c’è anima viva, nello spazio che la separa da un folto cespuglio l’erba è verde e fresca, i due si sono fermati, hanno posato i borsoni e mi guardano, sembrano indecisi, forse è ...
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