Scoperta dall'aiutante del bagnino e mi tratta come una ladra puttanella
Data: 06/01/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: pamyzi1, Fonte: Annunci69
... per l'eccesso di malasorte, tirai giù una colorita serie di improperi e in uno scazzo finale, piazzai un di rabbioso calcio alla porta. La porta era solida, accusò il colpo solo con un leggero tremito, ma forse l'uscio era stato chiuso male o non era chiuso affatto, in ogni si spalancò verso l'interno del capanno con lieve cigolio di cardini.
Restai interdetta, non sapendo bene che fare a quel punto. La targa sull'entrata era piuttosto categorica: "Riservato al personale di servizio - Assoluto divieto d'accesso"
"Vabbè!" pensai "Che cazzo ci sarà mai di tanto prezioso lì dentro per renderlo inaccessibile? La solita mania italiana di mettere cartelli di divieto anche davanti ai cessi pubblici".
Ormai ero li con la porta aperta: buttai una rapida occhiata all'intorno e non vidi anima viva, sapevo di non fare nulla di male, in fondo avrei recuperato la mia chiave e sarei uscita in un batter d'occhio.
Decisi quindi d'entrare ugualmente a cercarla, fregandomene del cartello.
L'interno del grande capanno era un vero casino: c'era una enorme catasta di sdraio che sfiorava il soffitto, piccoli natanti in disarmo dalla vernice scrostata, vecchi salvagenti, remi da canotto, ombrelloni, un gommone semi sgonfio, bandierine marinare e una boa segnaletica.
Lo spazio era in penombra, faceva caldo e si avvertiva il classico sentore degli ambienti di mare poco aerati. Ci volle qualche momento per abituare gli occhi alla scarsa luce e avere una visione dettagliata di ...
... quella caotica paraphernalia.
L'arredo interno era scarno: una parete attrezzata con scaffali e cassettiere contenenti minutaglia di ferramenta, un grande pannello con appesi utensili da lavoro, un armadietto di pronto soccorso e un massiccio tavolaccio in legno grezzo. Su un'altra parete era sistemato l'armadio con le chiavi delle cabine, mi ci diressi facendo attenzione a non inciampare negli ingombri al pavimento.
Peccato che Ferruccio non ci fosse, perché quell'ambiente immerso in quella penombra così intima, con quella fragranza salmastra, mi suscitava certi languori caldi e mi faceva nascere pensieri pruriginosi. Sarebbe stato un luogo ideale, in quel momento, per farmi leccare la topina ancora umida e saporosa dal buon Ferruccio.
Fortunatamente l'armadio era aperto: sul fondo, con dei ganci, stavano appese le chiavi non distribuite delle cabine. Ce n'erano una ventina, sembravano tutte uguali.
Veniva difficile capire quale fosse quella giusta, perché avevano tutte una targhetta con anello metallico su cui, forse per una questione di sicurezza in caso di smarrimento, era impresso un codice alfanumerico anziché il numero della cabina d'appartenenza.
"Bel problema del cazzo!" pensai, non avevo mai prestato attenzione a quel codice, tanto meno a memorizzarlo, quindi non potevo riconoscere la mia chiave tra le altre. Mi rigirai per qualche minuto quelle chiavi tra le mani cercando un qualche segno illuminante, ma all'apparenza erano tutte dannatamente identiche: ...