Le mie cugine…e non solo – Capitolo 3
Data: 04/09/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Lesbo
Incesti
Autore: severo24, Fonte: RaccontiMilu
... Quando fui in posizione puntò la cappella sul mio fiorellino vergine.
-E: “No, la prego il culo no, sono vergine.”
-T: “Ma come fa una troia come te, a essere ancora vergine, spiegamelo?”
Senza aggiungere altro mi sfondò il culo senza nessun tipo di lubrificazione. Nonostante il cazzo non fosse largo sentì molto dolore nella penetrazione, un dolore lancinante che mi fece urlare senza ritegno, ma più urlavo più lui aumentava il ritmo. Dopo un tempo che a me è sembrato eterno, mi venne dentro nel culo e quando lo tolse, inizio a sbattermi il cazzo sulla faccia, lasciandovi delle tracce di sperma misto a escrementi, finché non aprii la bocca e iniziai a ripulirlo. Quando mi staccai dal suo cazzo era completamente pulito e lucente. Fu così soddisfatto che volle ringraziarmi. Per farlo mi annunciò che si sarebbe svuotato nella mia bocca. Per poterlo fare mi ordinò di aprire e attendere. Lui non fu gentile come il mio Padrone che quando lo fece mi diede il tempo di ingoiare, di conseguenza non riuscii a trattenerla tutta e dai lati della bocca uscii un rivolo di piscio che inzuppo i vestiti e in parte gocciolò sul pavimento. Una volta finito, mi diede l’ordine di pulire il pavimento con la lingua, con questo ordine sentii un altro pezzo della mia dignità e volontà abbandonarmi in favore della sottomissione e del degrado. Non contento aggiunse:
-T: “Quando avrai finito potrai “renderti presentabile” e andartene. Potrai pulirti la faccia, ma qualunque altro liquido sul ...
... tuo corpo o al suo interno dovrà rimanerci.”
-E: “Grazie Signore, le sono molto riconoscente.”
Quando uscii, dovetti ripassare dalla sala d’attesa, dove c’erano ancora delle persone che avevano assistito alla scenata della segretaria e ovviamente avevano sentito anche le mie urla. Appena fui in vista mi additarono come troia, cagna e quant’altro. Di certo l’odore che emanavo e lo stato dei miei abiti non aiutava. Non provai nemmeno a ribattere, mi diressi verso l’uscita a passo svelto, tenendo la testa bassa. In quel momento la verità mi colpì:Sono solo una vacca da monta, una nullità e certamente non sono degna di avere un Padrone.
A questo punto del racconto decisi di intervenire:
-G: “Vedo che finalmente te ne sei resa conto. Vedrai che d’ora in poi per te sarà tutto più “semplice”.”
Adesso andiamo a casa che è ora della punizione.
Durante il tragitto per casa la vidi bere molto, evidentemente non voleva peggiorare la sua posizione.
Eravamo ancora fiori dalla casa quando le ordinai di spogliarsi, volevo che entrasse in casa già nuda, e aggiunsi una descrizione dettagliata della posizione che doveva assumere per ricevere le punizioni, da lì in avanti.
-G: “Quando dovrai essere punita ti posizionerai in centro alla stanza con le gambe leggermente aperte e le mani intrecciate dietro la testa in modo che ogni parte sensibile del tuo corpo sia facilmente raggiungibile, hai compreso?”
-E: “Si Padrone.”
Nonostante avesse appena ricevuto le istruzioni ...