Parte 2 giornalista di guerra
Data: 19/05/2022,
Categorie:
Anale
Dominazione / BDSM
Autore: MisAlys, Fonte: xHamster
Continuano le disavventure della nostra giornalista Sara dopo la sua cattura....
Una sensazione di freddo.
Freddo umido, freddo nelle ossa.
Torpore, sensazione di trovarsi in un mondo ovattato, a rallentatore.
Sara aveva aperto gli occhi, dopo un periodo che le era sembrato infinito, e si sentiva contratta, a disagio.
Si sentiva così stonata che si era dimenticata dove fosse; pensava di essere a Roma o a New York nelle classiche mattine in cui tornava da un lunghissimo volo autunnale oltreoceano e si trovava a dormire in un hotel ancora senza riscaldamento acceso. Stavolta si sarebbe lamentata con il personale dell'albergo pensò!
Aveva dormito di lato, fianco sinistro, piano piano cominciò a muovere le gambe, voleva riprendersi da questa nottata agitata.
Mosse le gambe, con le ginocchia che le duolevano, flettendo prima una e poi l'altra gamba, avvertendo fastidi strani.
Sbadigliò con la reazione naturale a portare la mano sulla bocca; anche da sola, alcune norme di buona educazione le venivano naturali.
Ma la mano non si mosse, non capiva. Provò di nuovo, ma sembrava un corpo senza braccia.
Provò ad alzarsi di schiena ed una serie di dolori e situazioni vennero alla luce.
Aveva le mani e le braccia legate dietro la schiena, a livello dei polsi e dei gomiti, praticamente addormentate, per questo non ci aveva fatto caso subito.
Una sensazione di terrore si impossessò di lei, improvvisamente le tornò tutto in mente....panico, paura, ansia ...
... ed iniziò a dimenarsi da terra.
L'ultimo ricordo era di lei che si sentiva debole, con le ginocchia che cedevano ed il mondo che andava sottosopra.
Adesso non capiva dove si trovava, non capiva dove l'avevano portata, non capiva perchè l'avevano legata.
Aveva passato tante situazioni di paura in guerra, al seguito dei militari, ma era la prima volta che veniva rapita e che, soprattutto, si trovava sola.
Respirò, si fece forza, provò a pensare a tutti gli insegnamenti dati nei corsi militari in queste situazioni.
Cercò di non piangere, cercò di far finta che andasse tutto bene, cercò di pensare che presto sarebbero venuti a prenderla.
Ma lei non aveva un localizzatore, ma soprattutto non aveva seguito la squadra nel momento dell'assalto. Era un ago in un pagliaio in quella zona di guerra.
Facendo ricorso a tutte le sue abilità di ex atleta di ginnastica, dopo essersi dondolata per terra, riuscì a darsi la spinta per mettersi a sedere, nonostante
l'impossibilità di aiutarsi con le braccia. Quello che però era un gesto naturale, il sedersi, per lei si rivelò molto doloroso.
Un dolore intenso, una presenza ingombrante, un qualcosa di molto fastidioso le premeva da dietro, nella parte posteriore del suo corpo.
Non le impediva di muoversi, ma sicuramente era un qualcosa che le dava tormento, fastidio.
Una discreta luce nell'ambiente permetteva di non essere nell'oscurità e le permise di guardarsi e di rimanere stupefatta.
Non indossava più nulla ...